Nella suggestiva location della sala delle terrazze del famoso Castel dell’Ovo, colonna portante della cultura e della tradizione partenopea, venerdì 6 Novembre è stata inaugurata la mostra fotografica “I mille volti della Cina” a cura di Paolo Longo, inviato Rai a Pechino.

La mostra fa parte del progetto “Festival Milleunacina 2015-i linguaggi della contemporaneità” che è arrivato ormai alla V edizione  ed è organizzato dall’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.

Lo scopo di questa grande manifestazione è quello di conoscere ed esplorare la Cina nei suoi frammenti più profondi, anche se da lontano. Per far sì che questo obiettivo si rializzasse nel migliore dei modi sono stati richiesti l’intervento e la collaborazione del giornalista Paolo Longo che ha messo a disposizione del festival 60 tra le sue tantissime fotografie scattate nel suo lungo soggiorno, durato all’incirca 10 anni, in Cina. La mostra è stata presentata con una piccola introduzione da parte del giornalista stesso, con la collaborazione della presidentessa dell’Istituto Confucio dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”, dal nuovo direttore del Confucio proveniente proprio dalla Cina ed arrivato da poche settimane a Napoli, e dall’amica e collega di Longo, Paola Palermi.

Festival Milleunacina 2015 Paolo Longo

Festival Milleunacina 2015 Paolo Longo

I primi due hanno esplicitato la loro soddisfazione nei confronti di questo progetto e dei risultati ottenuti affermando:

“La mostra è uno dei tanti modi per mostrare uno dei mille volti della Cina, il fotografo ha saputo immortalare con occhio critico tutte le varie sfaccettature della vita cinese: dall’ambito religioso, a quello culturale, all’immenso sviluppo che ha investito il paese nell’arco di questi ultimi trent’anni ed i cambiamenti che sono scaturiti di conseguenza”.

In più, a detta di Paola Palermi:

“Paolo Longo ha saputo cogliere così bene la vera essenza della Cina e trasmetterla attraverso le sue foto che io, che ho vissuto in questo splendido paese per quasi un decennio, la riconosco perfettamente e mi ci ritrovo, è stato veramente bravissimo ad assorbire tutto e a trasmettere queste stesse sensazioni al pubblico”.

Poi è arrivato il momento di dare la parola a Paolo Longo che ha chiarito meglio i suoi intenti:

“La Cina negli ultimi trent’anni di boom economico ha portato fuori da una povertà totale 600 milioni di persone e ha creato una stratificazione all’interno della società straordinaria. Io ho cercato di raccontare questa stratificazione in tutte le sue luci ed in tutte le sue ombre, raccontando un paese che oggi è una potenza globale. Ho avuto la fortuna di arrivare nel Gennaio 2004 ed ho lavorato in Cina nei 10 anni in cui la Cina è passata da essere una potenza regionale ad essere una potenza globale. È  stata un’ esperienza di lavoro davvero straordinaria, difficile, sempre molto complicata, ma veramente straordinaria. Queste fotografie raccontano un po’ questo ed ho scelto di eliminare quegli scatti che erano puramente pertinenti alla cronaca ( come i vari terremoti che io stesso ho vissuto ) e quelle troppo legate al folklore orientale dai sapori “esotici”: la Cina non è un paese esotico, è il simbolo di un’Asia che oggi si può dire sia diventata il continente di riferimento fondamentale.

Festival Milleunacina 2015 Paolo Longo

Lontano dalle telecamere ha poi svelato alla redazione di Libero Pensiero News che, avendo viaggiato molto, tra soggiorni a New York e periodi in Medio Oriente nella caotica Gerusalemme, si è reso conto di quanto tutti questi paesi abbiano atteggiamenti diversi nei confronti dei reporter:

“Se posizioni un cavalletto nella Grande Mela nessuno ti dice nulla, è molto più semplice fotografare e conoscere lì. Sia in Medio Oriente che in Asia c’è invece un’attenzione molto più forte nei confronti di questo tipo di lavoro, si avvicina sempre qualcuno sospettoso chiedendoti cosa tu stia facendo. Non è semplice, la situazione non è semplice lì, ci sono tante cose che non vogliono che si vengano a sapere, ma ne è valsa davvero la pena.”

Quando poi gli abbiamo chiesto perché avesse deciso di dedicare questo lavoro alla Cina e non all’America Paolo Longo ci ha risposto:

“Io ho una passione per la fotografia sin da quand’ero piccolo, è da quando avevo dieci anni che giravo con la macchina fotografica sempre a portata di mano; ho scattato foto anche in America ovviamente, ma lì è troppo semplice, e poi l’America non è la Cina“.

Molte delle foto di Paolo Longo sono state scattate anche con il cellulare ed ha spiegato così il perchè:

“Negli anni ho abbracciato strumenti diversi, dalla Leica sono passato dopo molte esitazioni al digitale ed ora mi scopro sempre più spesso a fotografare con il cellulare, lo strumento che ancora una volta sta trasformando la fotografia, non per pigrizia ma per una scelta di stile”.

Dando un’occhiata alla mostra è facile immaginare perché Paolo Longo sia stato così affascinato dalla Cina, tra foto di grattacieli ed elementi di alta tecnologia spiccano paesaggi di campagne e capanne, monaci tibetani in preghiera, un forte attaccamento al culto di Mao e giovani nel bel mezzo di concerti punk.

Festival Milleunacina 2015 Paolo Longo

Nell’immensità fisica, culturale e tecnologica di questo paese si nascondono tantissime sfaccettature, tantissimi mondi tutti diversi tra loro; una tradizione che entra in contrasto con i nuovi progressi della tecnologia ed un boom economico troppo veloce e travolgente che ha quasi diviso il paese tra tradizione e progresso. Il pensiero con cui si esce dal suggestivo ambiente della mostra è questo: ci sono tante cose che non si conoscono del popolo cinese, di quanto siano attaccati alle proprie tradizioni e di quanto corrano incontro allo sviluppo, forse troppo velocemente, e la contraddizione in un divario culturale vasto come quello cinese è sempre dietro l’angolo, pronta a soprendere anche l’osservatore più attento. Una volta fuori la mostra ci si sente quasi vuoti, bisognosi di saperne di più, di vedere e toccare con mano come effettivamente viva il popolo cinese tra le sue tradizioni e la sua crescita come potenza economica mondiale quindi, se l’intento è quello di dar rilevanza a questo bellissimo paese orientale immettendo nei partecipanti dell’intero festival la curiosità di scoprire la Cina nei suoi meandri più nascosti, l’Istituto Confucio ha impeccabilmente raggiunto il suo scopo.

Daniela Diodato

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