In occasione dell’approvazione in Senato di un disegno di legge governativo sull’argomento, il Ministero di Economia e Finanze ha pubblicato un’analisi del CSF (Comitato Sicurezza Finanziaria) sui rischi, nel nostro paese, di riciclaggio e finanziamento di terrorismo e attività illecite. Quanto emerge dal documento è una situazione di forte rischio, molto superiore alla media, affiancata da un giudizio positivo sulle contromisure prese contro questi fenomeni dallo Stato italiano.
Tra le preoccupazioni dell’organo – i cui membri provengono dai ministeri del Tesoro, della Giustizia, dell’Interno, degli Esteri oltre che dalla Banca d’Italia, dalla Consob, dalla Guardia di Finanza, dall’Arma dei carabinieri – c’è l’eccessivo uso del denaro contante che per sua stessa natura è il mezzo di pagamento preferito per le attività illegali, perché permette transazioni anonime e non tracciabili: secondo uno studio della Banca Centrale Europea nel nostro paese l’85% degli scambi avviene tramite contanti, contro una media europea del 60%.
D’altra parte, se il rischio che attività illecite e riciclaggio di denaro sporco interessino l’economia italiana è considerato molto significativo dal Comitato, appare adeguato il sistema italiano di prevenzione e di contrasto del fenomeno.
L’analisi tuttavia non è confortante: l’uso eccessivo di contante, e dunque il più alto rischio di riciclaggio, colpisce soprattutto il meridione con Napoli e Catanzaro ai primi posti tra le città più a rischio. Il sistema di prevenzione che il Comitato considera efficace è un sistema che si basa sui professionisti, intermediari che dovrebbero svolgere un attività di controllo e sulla cui attività pende un dovere di segnalazione delle attività sospette. Non serve essere membri del comitato, tuttavia, per comprendere come questo sistema non basti: l’utilizzo di professionisti da parte della criminalità organizzata basta ad eludere questi doveri, che rappresentano dunque un debole scoglio di fronte al mare di economia sommersa che in Italia produce, secondo alcune stime, più del 12% del PIL nazionale.
Dall’analisi del ministero i rischi del riciclaggio e i conseguenti rischi di finanziamento di attività criminali e terroristiche sono elevati soprattutto in alcuni settori, quali “compro-oro”, agenzie immobiliari, gioco d’azzardo online, slot-machine, trust. Queste attività, spesso costituenti delle vere e proprie coperture per traffici criminali, diventano utili per schermarne e ripulirne i ricavi illeciti.
Parliamo di corruzione, evasione fiscale, narcotraffico, reati fallimentari, usura, estorsione, gioco d’azzardo, traffico illecito dei rifiuti, contrabbando e contraffazione: una serie di attività criminose tipiche delle mafie che si alimentano così della crisi economica. La crisi, secondo l’analisi del Comitato, ha infatti portato alla crescente diffusione di certe attività, in particolare dei compro-oro, una eterogenea categoria di operatori attualmente tenuta al solo obbligo di segnalazione di operazioni sospette. “Diverse attività investigative” riferisce il documento, “ne confermano tanto l’elevato rischio specifico quanto le elevate vulnerabilità e suggeriscono l’opportunità di una intensificazione dei presidi”.
Le conclusioni del Ministero sono richieste di cooperazione internazionale per l’investigazione, il contrasto e la prevenzione di certi fenomeni. In questa direzione si muove l’introduzione del reato di auto-riciclaggio, che è stata tuttavia definita troppo morbida, dalla critica, perché in parte neutralizzata dall’esclusione della punibilità del godimento personale.
Roberto Davide Saba