La vita è dura per chi vuole fare i grillini, puritani dalla nascita, e lo sanno bene in questi giorni caratterizzati dal loro assordante silenzio su Quarto. Dopo anni e anni di mero ggentismo, anche i grillini non potranno più dire di non avere scheletri nell’armadio.
Non mi dilungherò, in questa riflessione, nell’analisi di come e se i grillini siano colpevoli o meno, non mi limiterò a canzonare i pentastellati con un “ve l’avevo detto che il purismo fa male“. No, anzi, racconterò una storia di buone pratiche grilline ma che si mettono in netta contrapposizione con quanto stiamo tutti vedendo a Quarto.
GRUMO NEVANO, Settembre 2015.
L’amministrazione comunale guidata dal dott. Pietro Chiacchio, noto medico della città, comincia a mettere mano ai problemi della città dopo le (scontate, verrebbe da dire) vacanze estive. Chiacchio è stato eletto a Maggio con il 51% dei voti, raccogliendo 120 voti più della metà dei votanti vincendo al primo turno. Fa caldo in città, ma una notizia sconvolge tutta l’amministrazione: il consigliere Marianna Ranucci, prima eletta con quasi 500 preferenze, è stata condannata in via definitiva a 2 anni e mezzo di reclusione per il favoreggiamento a Salvatore D’Anna, suo compagno che sta scontando 8 anni per traffico di stupefacenti dopo una lunga latitanza in Spagna. La condanna in primo grado, diventata definitiva a Settembre, era stata sanzionata in marzo, ben prima della presentazione delle liste, svelando la dichiarazione mendace di assenza di procedimenti giudiziarie o condanne alla sottoscrizione della candidatura. A condire il tutto c’è il goffo staff del sindaco che, in un comunicato, addirittura elogiano l’ex consigliere per il lavoro svolto.
Quando la sentenza viene pubblicata, ovviamente, si scatena il putiferio. In prima linea ci sono i grillini locali, un nutrito gruppetto di brave persone che, alle ultime elezioni, hanno eletto ben due consiglieri. Durante il consiglio comunale il capogruppo, Peppe Ricciardi, chiede le dimissioni del sindaco (con tanto di cartelli esposti dai grillini nel pubblico) ma la maggioranza fa quadrato: l’amministrazione è salva. Ma i pentastellati non si arrendono e organizzano una marcia per la legalità che si trasforma in sit-in: “devono dimettersi“, dicono (a ragione, aggiungo), “stanno rovinando l’onore della città“. Alla manifestazione arrivano militanti di tutto l’hinterland napoletano, almeno 4 consiglieri regionali, il Senatore Sergio Puglia e il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, tutti uniti per chiedere le immediate dimissioni dell’amministrazione per chiara influenza della malavita sulla competizione elettorale.
Puglia, insieme ad altri 10 senatori grillini, si spinge anche oltre, scrivendo un’interrogazione al ministro Alfano sulla questione, chiedendo se ritiene il caso di portare avanti azioni estreme per la vicenda grumese.
QUARTO, Gennaio 2016.
La vicenda è pressoché la stessa, con poche differenze ma con una esposizione mediatica nemmeno lontanamente paragonabile. Rispetto a Grumo Nevano, la giunta di Capuozzo ha perso vari pezzi di assessori allontanatisi. Ma a Quarto sappiamo con certezza della presenza di un ricatto nei confronti del primo cittadino, cosa che a Grumo è solamente ipotizzabile, al massimo. Tuttavia su Quarto nessuno parla: Di Battista, Di Maio, Fico, Grillo. Nessuno. Silenzio. Un silenzio assordante fermato solo dal teorema della macchina del fango anti-grillini, un argomento quanto meno risibile e ridicolo.
La vicenda Quarto, quindi, segna una svolta, un cambiamento netto del MoVimento 5 Stelle: d’ora in poi saranno “come tutti gli altri“, quelli che hanno sempre combattuto, quelli che sono “attaccati alla poltrona” e “in odore di mafia“. E non lo saranno solo per gli addetti ai lavori, a cui sono già note tutte le gaffe parlamentari, tra proposte di legge non votate (anche sulla mafia, insieme a Forza Italia), espulsioni della dubbia democraticità e inefficienze e incapacità varie. Ora, finalmente, il vero volto del MoVimento 5 Stelle è noto a tutti, ovvero quello di un movimento su alcuni punti lodevoli ma scarso nella selezione della classe dirigente, scarsezza che può rendere questo progetto solo un passaggio per poteri criminosi. E il loro silenzio rende la loro caduta ancora più rumorosa. Disonesti, ora, non possono dirlo più a nessuno.
Francesco Di Matteo