Piero Petrosillo, ideatore degli alberi tecnologici Tree Life, racconta la sua creazione. Insieme all’architetto ci avventuriamo sul terreno minato del mondo rinnovabile e green.
Gli alberi tecnologici Tree Life rappresentano una delle più grandi innovazioni degli ultimi anni. L’architetto Petrosillo ci concede un’intervista per approfondire l’argomento: per un futuro che rispetti l’ambiente a 360°.
Innanzitutto una precisazione per i nostri lettori: cos’è un Architetto Paesaggista e cosa fa nello specifico?
La professione dell’architetto include tutte le competenze per poter operare in diversi settori come ad esempio: la progettazione di interventi puntuali di ridotte dimensioni, interventi di progettazione e pianificazione di aree più estese che vanno dal piccolo isolato al più vasto territorio diffuso, il quale, può essere urbanizzato o a prevalente connotazione naturalistica, le progettazioni riguardanti il verde urbano ed extraurbano, il recupero e la conservazione degli edifici e degli ambienti storici, la progettazione di sistemi eco sostenibili da applicare all’architettura, alle città e al territorio. Ogni Architetto che per sua vocazione e cultura tende a calibrare il suo intervento progettuale di trasformazione ambientale rispettando i caratteri storici/architettonici, naturalistici e ambientali preesistenti in un determinato luogo, può essere definito “Paesaggista”.
Ambiente e Paesaggio sono due concetti diversi; Petrosillo ci spiega le differenze?
L’ambiente rappresenta uno spazio circostante naturale o “artificiale” considerato con tutte o con la maggior parte delle sue caratteristiche. Nell’ambito della biologia e dell’ecologia, il termine ambiente indica tutto ciò con cui un essere vivente entra in contatto influenzandone positivamente o negativamente il ciclo vitale. Il Paesaggio è un concetto prevalentemente legato all’aspetto esteriore percepibile ad occhio nudo dall’osservatore di un determinato sistema ambientale naturale e/o artificiale.
Tree Life, l’albero tecnologico da lei brevettato, è un giusto connubio tra un ridotto inquinamento e il rispetto del paesaggio: come nasce l’idea?
Dalla forte volontà di trovare una risoluzione concreta alla problematica derivante dall’aggressivo impatto paesaggistico non più accettabile e sopportabile, determinato dagli attuali sistemi di produzione energetica da fonti rinnovabli (sistemi eolici e pannellature fotovoltaiche) . Tali sistemi stanno progressivamente distruggendo i paesaggi naturali e urbani che costituiscono il nostro pianeta. Questa problematica di carattere prevalentemente estetico, determinerà l’impossibilità futura di poter ipotizzare, per i motivi sopracitati, una vasta diffusione dei sistemi rinnovabili di vecchia generazione, nonostante l’oramai assoluta necessità planetaria di produrre energia in modo pulito.
Sulla base di ciò, occorreva individuare una forma da attribuire ai futuri Generatori energetici la quale potesse integrarsi in modo armonico e impercettibile con ogni tipologia di contesto sia naturale che urbano nel quale la stessa sarebbe stata inserita.
Come gran parte delle intuizioni inventive passate, la più grande fonte di inspirazione è la natura, per cui le mie prime analisi progettuali sono state orientate verso un processo prevalentemente imitativo delle alberature naturali ampiamente diffuse in ambito urbano ed extraurbano.
Le forme naturali utilizzate risultavano adatte non solo da un punto di vista estetico, ma anche per le loro intrinseche capacità funzionali, le quali si prestavano alla perfezione per supportare le esigenze derivanti dalle tecnologie applicabili ai Generatori energetici ibridi da me ideati. Gli alberi Tecnologici Tree Life avrebbero dovuto quindi soddisfare tutte le esigenze primarie umane per vivere autonomamente anche in luoghi non urbanizzati.
Quindi, risolto il problema della produzione e accumulo energetico integrato (eolico e fotovoltaico), occorreva studiare un sistema per raccogliere grandi quantità di acqua piovana da conservare internamente al manufatto e da distribuire all’utente dopo aver subito un processo di depurazione.
Pensando al funzionamento degli spremiagrumi comunemente diffusi sulle nostre tavole, ho ipotizzato e disegnato la forma del rotore eolico in modo tale che consentisse l’intercettamento di ampie quantità di acqua poi convogliata per gravità in cisterne interne alle strutture metalliche strutturali. L’acqua accumulata deriverà non solo dalle precipitazioni piovose naturali, ma potrà inoltre essere estratta dall’umidità dell’aria, consentendo di mettere al servizio tale risorsa, anche per comunità ospitate in contesti planetari aridi caratterizzati dalla scarsa piovosità.
Pensare green, immaginare città verdi: come sarebbe la sua città ideale?
Difficile riuscire a rispondere in modo sintetico a questo quesito. Orientativamente la mia città ideale dovrebbe prevedere la massima integrazione tra il costruito e gli ambienti naturali al servizio degli abitanti. Dovrebbe essere consentita esclusivamente un’architettura di qualità capace, attraverso le sue forme essenziali, originali e moderne, di dialogare e rapportarsi organicamente con le caratteristiche storico/culturali e naturalistiche distintive dei luoghi. Tali città dovrebbero prevedere sistemi di produzione energetica ad impatto paesaggistico pressoché nullo, in grado di sfruttare le fonti rinnovabili planetarie, ed in tal senso credo che la strada tracciata con i Tree life possa essere sicuramente quella auspicabile.
In molti parlano della sua idea come un rivoluzione nel mondo del rinnovabile e dell’architettura green. Petrosillo come si sveglia adesso al mattino?
Mi sveglio orgoglioso di me stesso per aver indicato la futura giusta via da perseguire, anche se sono fortemente consapevole che la strada da percorrere sia ancora lunga e tortuosa, soprattutto in riferimento al superamento dello scetticismo degli operatori del settore ««energetico, attratti dai grandi ritorni economici derivanti dagli attuali sistemi fortemente impattanti dal punto di vista ambientale e paesaggistico.
Francesco Spiedo