Per il quarto anno di fila il rEVOLution Camp, il villaggio studentesco, ormai da anni l’evento cardine dell’estate per le organizzazioni che si occupano di scuola e università, si è tenuto a Paestum.
Durante i 12 giorni di campeggio, organizzato da Udu e Rete degli Studenti Medi, con la partecipazione dell’Arcigay, abbiamo affrontato tantissimi temi con un parterre di ospiti di grande rilievo.
Tra tutti gli incontri spicca quello del 3 agosto con il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini; da coordinatore dell’Udu Napoli, ho avuto modo di interrogarla sulle sue inadempienze e promesse mancate sul tema del numero chiuso.
Di seguito il video ed il testo del mio intervento:

“Buonasera signora Ministro, in questo incontro è necessario interrogarci su un tema che ha caratterizzato fortemente gli ultimi due anni di dibattito per quanto riguarda l’università: il numero chiuso. Più di un anno fa Lei ci aveva garantito l’apertura di un tavolo con le rappresentanze studentesche per lavorare su una proposta di superamento dell’attuale sistema del numero chiuso, lanciando anche l’ipotesi di passare al cosiddetto “sistema francese”. Ferma restando la necessità di aprire completamente il sistema e rimuovere i blocchi all’accesso di qualsivoglia natura, tale tavolo non è stato mai aperto, lasciando poi volontariamente che il tema scivolasse via dall’agenda pubblica. Sembra proprio che, dopo che un giorno il sottosegretario Faraone l’ha smentita con un Tweet, Lei si sia rimangiata le promesse fatte agli studenti sacrificando questa necessità del mondo universitario alla Sua permanenza nel governo. Un’altra promessa, fatta successivamente, è stata quella di rendere il sistema del numero chiuso meno accessibile al business dei corsi preparatori privati con l’organizzazione, da parte degli atenei, di corsi pubblici e gratuiti di avviamento al test. Il risultato è che addirittura in alcuni tra i pochi atenei che li stanno organizzando, come la SUN di Caserta e l’università di Catania, questi corsi sono a loro volta a numero chiuso e costano svariate centinaia di euro a partecipante. È l’ennesima prova che il MIUR lancia proposte sulle quali poi non viene fatto il doveroso lavoro né di implementazione né tantomeno di monitoraggio. Visto che Renzi e l’ordine dei medici hanno deciso che questo tema non si può toccare, il Ministero continuerà a fingere che il problema non esista? Se non è così ci dia adesso modalità e tempi certi, altrimenti mi dispiace ma, visto quanto è successo, noi e gli studenti italiani non abbiamo più la possibilità di crederle su questo tema.”

Sembra superfluo aggiungerlo, ma ovviamente ci ha risposto soltanto con le solite vaghe promesse, ed in più dandoci la colpa di non aver pressato a dovere i Rettori su questo tema.
Ma non si preoccupi, la nostra pressione non è certo finita!

Lorenzo Fattori

Quotidiano indipendente online di ispirazione ambientalista, femminista, non-violenta, antirazzista e antifascista.

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