Che lo stafilococco aureo (Staphylococcus aureus) sia uno dei batteri più insidiosi per il nostro organismo è abbastanza risaputo. E’ in grado infatti, stazionando comodamente perlopiù nel nostro naso, di scatenare infezioni anche gravi in diversi distretti corporei, dalle vie aeree a quelle urinarie, passando per altri organi e tessuti.
Un avversario ostico lo stafilococco, spesso difficile e resistente da combattere, un vero osso duro della microbiologia che il 30% della popolazione si porta sempre dietro, ovunque vada.
Quello che ha sempre interessato gli scienziati, nel combattere questo piccolo e subdolo avversario, è il fatto che nonostante siamo in molti ad averlo stabilmente con noi, le infezioni ad esso correlate non si sviluppano in più del 70% dei portatori.
L’idea di base era che, esistendo una moltitudine di specie diverse di stafilococco, molte delle quali stabilmente residenti nelle nostre vie aeree, esse combattessero una sorta di guerra tra batteri buoni e cattivi con i buoni che prevalevano nella maggioranza dei casi. Una sorta di Signore degli Anelli in diretta dal nostro naso.
L’idea non era per nulla sbagliata, ma non erano ancora chiari i meccanismi che adesso un team di scienziati guidato da Andreas Peschel dell’università di Tubingen (Germania), sembra aver identificato.
E qui entra in gioco lo stafilococco buono, Staphyloccus lugdunensis, che dotato di una potente arma segreta tiene a bada il cattivo della specie aureus.
In sua presenza infatti, i ricercatori hanno scoperto che lo stafilococco aureo è presente solo nel 6% dei soggetti, mentre in sua assenza al 35%.
Ma come fa? Lo Staphyloccus lugdunensis è capace di produrre un potente antibiotico, ribattezzato lugdunina, in grado di sterminare le popolazioni di stafilococco aureo e comunque di tenerlo lontano dal nostro organismo.
La scoperta, presentata all’EuroScience Open Forum di Manchester, è ovviamente importante, se teniamo conto della diffusione delle infezioni da stafilococco, ma ancor più importante è il fatto che per la prima volta un antibiotico viene isolato direttamente dal nostro corpo.
O meglio, viene isolato a partire da un ospite che risiede stabilmente nel nostro corpo, in una simbiosi dalla quale entrambe le parti traggono vantaggio.
Se consideriamo però che gran parte degli antibiotici conosciuti sono ricavati da batteri che vivono nel suolo e che la ricerca di composti antimicrobici è un po’ in fase di stallo, è chiaro che si apre un percorso molto importante.
Un percorso che concentra l’attenzione sul cosiddetto Microbiota, ovvero l’immensa popolazione di microrganismi che vivono stabilmente nel nostro corpo e di cui fanno parte le varie specie di stafilococco.
Un mondo enorme e ancora poco conosciuto che molto spesso è responsabile diretto della nostra salute, che aiuta i nostri processi fisiologici e combatte nemici duri e invisibili come lo stafilococco aureo.
In una guerra silenziosa e costante che oggi ci porta ad un nuovo livello della ricerca farmacologica, dove le risposte le andiamo a cercare al nostro interno, dove lo stafilococco buono sfida quello cattivo e dove, si spera, troveremo risposte e soluzioni a patologie gravi per le quali ancora non abbiamo cure.
Mauro Presciutti