Almaviva è un’azienda italiana che opera nell’information and communication technology a livello globale. Conta 38 sedi italiane e 19 all’estero.
All’inizio di quest’anno ha registrato una perdita di 16 milioni di euro per via della crisi economica. Per fronteggiare questa situazione l’azienda, lo scorso 21 marzo, ha dichiarato 3000 esuberi sul territorio nazionale, di cui 400 solo a Napoli, con la probabile prospettiva di delocalizzare le sedi in Romania.
“Bisogna mobilitarsi con forza per sostenere la battaglia delle lavoratrici e dei lavoratori di Almaviva e di Gepin: una battaglia che riguarda tutte e tutti noi e il nostro territorio, la nostra città e la nostra regione. Perciò invitiamo cittadine e cittadini, lavoratrici e lavoratori, precari, pensionati, studenti, a unirsi alla mobilitazione proclamata”.
Queste furono le dichiarazioni della SLC CGIL, che indisse una manifestazione a Napoli il 31 marzo.
A fine maggio la situazione sembrò migliorare con il raggiungimento di un accordo tra le parti, che prevedeva il ritiro dei licenziamenti e il mantenimento delle sedi di Palermo e Napoli.
A distanza di qualche mese, però, l’Almaviva annuncia una riduzione del personale e la chiusura dei siti produttivi di Roma e di Napoli. L’azienda giustifica la nuova procedura asserendo che “le perdite medie mensili nei due siti nel periodo successivo all’accordo del 31 maggio (giugno-settembre 2016), nonostante l’utilizzo di ammortizzatori sociali, sono pari a 1,2 milioni di euro su ricavi mensili pari a 2,3 milioni di euro. Il piano coinvolge il 5% del personale attualmente in forza al gruppo a livello globale“.
Il 10 novembre, i sindacati hanno indetto uno sciopero nazionale che ha coinvolto anche i dipendenti di altre aziende del settore delle telecomunicazioni contro la chiusura delle sedi e contro i licenziamenti.
Nel frattempo, però, Almaviva ha già aperto un call center in Romania. ”Il problema è la delocalizzazione. I servizi non verranno lavorati da rumeni per rumeni, ma da rumeni per clienti italiani. Si tratta, quindi, di spostare la manodopera”, spiega uno dei lavoratori.
Gli ultimi aggiornamenti arrivano in questi giorni, in seguito alle dichiarazioni del segretario regionale della UilCom Campania Massimo Taglialatela, il quale ha giudicato inattuabili le proposte avanzate da Almaviva durante l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico con i sindacati di categoria. Queste ultime prevedono l’azzeramento degli scatti d’anzianità su Roma e Napoli e il mantenimento dell’esodo incentivato e della riqualificazione. In particolare si paventa la riduzione del salario attraverso la perdita di un livello professionale (ad esempio, chi è al quarto livello passerebbe al terzo con conseguenze economiche sulla retribuzione) e l’azzeramento degli scatti. Sono stati proprio questi punti che hanno portato il segretario a giudicare negativamente le proposte.
“Logicamente – spiega Taglialatela – noi non possiamo accettare queste proposte e neppure l’impostazione generale della parte aziendale, che presumibilmente potrà incontrare giudizi negativi anche dalle altre parti.”
Tra l’altro questo tipo di misure di riduzione salariale non riguarderebbe soltanto le sedi di Napoli e Roma, ma anche le altri sedi come Milano, Palermo e Catania, che con ogni probabilità non accetterebbero la soluzione di simili misure.
È stato fissato un aggiornamento dell’incontro tra le parti il 12 dicembre.
Carlo Rombolà