“Che il Cibo sia la Tua medicina, e che la Medicina sia il Tuo cibo…” così recitava Ippolito di Kos molti secoli fa, quando nell’antichità era già chiara la relazione tra alimento e stato di benessere e salute.
Eppure, oggi nel moderno 2015, dove gli stati parlano di progresso e di lavorare per garantire una vita più facile e migliore, quotidianamente si mettono sul mercato prodotti dannosi e quindi pericolosi per coloro che li mangiano. Ne è un dato che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 50-60 per cento di tutti i tumori potrebbero essere evitati con una “buona dieta” che limiti fortemente il consumo di proteine animali.
Con il termine “BUONA DIETA” si vuole indicare stile, abitudine, scelta, perché oggi più spesso ci sono consumatori che conoscono tutto su uno smartphone e al momento dell’acquisto si pongono mille domande sull’affare e poi non sanno nulla e quindi non si pongono domande al momento dell’acquisto del cibo. Si possono così notare persone che si adattano e che comprano ciò che la massa dice di comprare. Nessuno studio precedente ha valutato contemporaneamente le associazioni tra assunzione di carne, metodi di cottura della carne e livelli di cottura, mutageni nella carne (amine eterocicliche e idrocarburi aromatici policiclici), ferro eme e nitriti derivati dalla carne, e carcinoma colon rettale nelle donne asintomatiche che si sottopongono a colonscopia e lo studio ha rivelato che delle 807 donne idonee all’arruolamento in uno studio di screening multicentrico con colonscopia, 158 casi di adenoma colon rettale e 649 controlli hanno completato il questionario sulla frequenza alimentare e sulla carne. I nuovi database hanno portato a stime più basse di ferro eme e nitriti rispetto ai precedenti metodi di valutazione, nonostante i due metodi siano risultati fortemente correlati per entrambe le esposizioni. Anche se non statisticamente significative, sono state osservate associazioni positive tra ferro e ferro eme della carne e l’adenoma colon rettale.
Un italiano, nella sua vita, mangia mediamente 1400 animali, Gli italiani consumano circa 87 kg di carne pro-capite all’anno, secondo le stime di Assomacellai, e quella bovina la fa da padrone con il 27% dei consumi totali e l’Italia è il secondo Paese a livello europeo per consumo della carne bovina e al primo posto c’è la Francia con 1,7 milioni di tonnellate, numeri così alti e sempre maggiore richiesta di carne e latte hanno alimentato una macchina che in taluni casi si è trasformata in terrificante: la produzione OGM e la produzione intensiva, da sempre sotto accusa sia da parte degli animalisti sia dagli esperti del settore che dalla medicina. La mattazione è un processo che segue regole ben precise e soprattutto regole legate a considerare il rispetto verso gli animali, anche durante questi difficili momenti ma tuttavia spesso la velocizzazione delle operazioni causa una serie di problematiche legate alla violenza sugl’animali.
Sul fronte della tecnologia e della sperimentazione, i moderni esperimenti di laboratorio, la scienza hanno architettato e prodotto un’altra invenzione in ambito di allevamento di massa, trasformando i bovini in una enorme massa di muscoli. Ciò è quello che comunemente è definito prodotto OGM( Organismo geneticamente modificato).Questa invenzione ha sicuramente dei lati positivi tra le quali quella di poterci aiutare in alcuni campi a fronteggiare delle difficoltà ma se abusata o mal utilizzata può diventare una terrificante arma contro la produzione e lo sviluppo anche per l’uomo stesso.
La regola di base è maggiore massa muscolare e quindi carne nel quarto e il minor quantitativo di scarto e ciò in termini di ricavo significa poter guadagnare di più, ma cosa dire quando il maggior guadagno ha il prezzo del rispetto agli animali o ancor peggio della salute di chi compra?
Qui di seguito sono proposte delle immagini che mostrano dove si può spingere la genetica per produrre carne , semplice carne:
La notizia rassicurane è che mentre da una parte esisto situazioni così estreme e completamente errate che quotidianamente vengono intercettante da Enti ed Associazioni competenti e prontamente combattute, così dall’altra esistono Aziende serie e competenti in grandi di produrre secondo regola e legge e soprattutto secondo buon senso.Una politica congrua e attiva sull’argomento può certamente fare la sua parte nella lotta contro la Mala produzione e permettere che il giusto modo di fare “Carne” ci sia sempre, ed è alla luce delle ultime vicende Coldiretti –Aziende e con la chiusura in media di 60 aziende al giorno che l’agricoltura italiana si presenta all’Expo 2015 con 155 mila imprese in meno rispetto all’inizio della crisi nel 2007 e non può perdere l’opportunità di rilancio offerta dalla grande esposizione universale. Afferma Coldiretti: Oggi in Italia la metà della spesa è anonima, anche se il nuovo regolamento comunitario entrato in vigore il 13 dicembre prevede che a partire dal prossimo 1 aprile 2015 dovranno essere indicate in etichetta luogo di allevamento e di macellazione di carni suine e ovi-caprine.
Ad oggi, quindi, in Europa è in vigore l’obbligo di indicare l’origine della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova.
E’ senza dubbio chiaro, che solo serrando il controllo e l’attenzione sulle produzioni, quest’ultime da non attribuire solo agli Enti, si posso garantire sicurezza e legalità.
Fonti: http://agroalimentiedintorni.blogspot.it/p/problema-frode.html
Marcello Cepollaro