Un secolo fa i paleontologi ritenevano alquanto improbabile la presenza di fossili di dinosauri in Italia in quanto, secondo gli studi geologici, nell’era mesozoica era completamente sommersa dall’Oceano di Tetide e, pertanto, totalmente inabitata.
I primi ritrovamenti di tracce delle ‘’lucertole giganti’’ risalgono agli anni ’40. Nel 1942 un team di ricercatori trovò un’orma di dinosauro sui Monti Pisani, sistema montuoso di modeste dimensioni del Subappennino Toscano tra le provincie di Pisa e Lucca. Circa quarant’anni dopo nei pressi dei Lavini di Marco nell’area sud di Rovereto e sulle Dolomiti bellunesi, ai piedi del Monte Palmetto, vennero rinvenute numerose impronte di diversi esemplare .
Il rinvenimento di fossili risale, invece, al 1980 a Pietraroja, in provincia di Benevento. L’area, famosa per i suoi pesci preistorici, attirò l’attenzione di Giovanni Todesco, calzolaio veronese con la passione per la paleontologia. Munito di scalpello un sabato d’inverno partì con la famiglia per i Monti del Matese ed è proprio qui che casualmente scoprì una strana macchia nera tra le stratificazioni di calcare.
La sensazionale scoperta rimase ignota fino al 1992, anno in cui Todesco mostrò la lastra all’esperto paleontologo milanese Giorgio Teruzzi. Quel che emerse fece rimanere tutti a bocca aperta: si trattava di un cucciolo di dinosauro vissuto circa 110 milioni di anni fa delle dimensioni di una grossa lucertola. Il baby teropode, sulla copertina della nota rivista scientifica Nature nel 1998, venne chiamato dagli esperti Scipionyx samniticus, ma divenuto a tutti noto con il nome di Ciro.
Nel 1996 nei pressi di Trieste la studentessa di geologia Tiziana Brazzatti riportò alla luce un fossile di erbivoro di circa 70 milioni di anni fa. Le piccole dimensioni (1, 50 m di altezza e 4 m di lunghezza) portarono gli esperti a classificarlo come un unicum al mondo. Il ‘’piccolo adrosauro’’ fu denominato Tethyshadros insularis.
Lo stesso anno a Varese fu scoperto lo scheletro di un enorme carnivoro alto 4 metri e dal peso di 500 chilogrammi a cui venne dato il nome di Saltriosauro. Si trattò di un’altra scoperta unica del suo genere in quanto il dinosauro in questione è il più antico carnivoro a tre dita del mondo.
Recentemente in Sicilia e nel Lazio vennero ritrovati i resti di altri due giganti. Nel 2009 in una grotta di Capaci venne ritrovato un osso di un teropode risalente a 90 milioni di anni fa e pochi mesi fa il primo sauropode italiano di 6 metri sui Monti Penestrini a 50 Km da Roma soprannominato Tito e vissuto 112 milioni di anni or sono.
Questi inaspettati e sensazionali ritrovamenti hanno avuto un forte impatto sulla paleontologia italiana e stanno portando i geologi a riscrivere la storia della nostra penisola. I 5 esemplari rinvenuti alla luce sono unici al mondo e, pertanto, di enorme prestigio. È molto probabile che, a differenza dei loro simili trovati negli altri continenti, si siano sviluppati in condizioni di isolamento. Gli esperti sono al lavoro nell’area di Besano in provincia di Varese. Chissà, magari in futuro il nostro Paese potrà vantare di altre scoperte eccezionali.
Vincenzo Nicoletti