Per Guido Vaglio, direttore del Museo diffuso della Resistenza di Torino, dev’essere stato proprio un colpo al cuore svegliarsi e vedere l’aquila nera della Repubblica di Salò affacciarsi nel cantiere di fronte al museo, proprio nell’anno in cui si celebra il settantesimo anniversario della Resistenza.
Una provocazione odiosa, come qualcuno l’ha definita, un gesto stupido ed offensivo. Che l’intenzione dell’autore fosse goliardica o politica, poco cambia, perché la Resistenza rappresenta, per il nostro Paese, le basi di una civiltà democratica che con fatica si è costruita ed ogni giorno si cerca di costruire. Che poi di goliardia è difficile parlare perché l’iniziativa pare troppo puntuale per essere frutto di un dispettoso pinocchio. Quella bandiera è stata appesa di fronte al Museo della Resistenza, giusto nel giorno i cui si commemoravano i Martiri del Martinetto, proprio in quel Palazzo San Daniele del “polo novecentesco” dove presto abiteranno l’Istituto Gramsci, la Fondazione Nocentini, l’Istituto Salvemini ed altri pezzi di memoria della migliore cultura torinese.
Dopo lo sconforto, il giallo che Guido Vaglio stenta a comprendere. Chi guida e finanzia il restauro dello juvarriano Palazzo San Daniele è la Compagnia San Paolo, e sa per certo che ad una così importante restaurazione il cantiere è blindato, nessun estraneo potrebbe, almeno in teoria, permettersi di attraversare le impalcature ed appendere un oggetto così vistoso, in piena tranquillità. L’autore del gesto potrebbe essere un lavoratore? Non è detto, di certo c’è che si tratta di una persona che sa come muoversi lì dentro, che conosce gli orari ed i metodi da adoperare per portare a compimento il proprio proposito senza destare alcun sospetto, senza avere alcun disturbo. Ed allora ecco che Vaglio chiede spiegazioni alla Compagnia San Paolo, interroga mezza giunta comunale e alla fine riesce a contattare un vigile urbano che prontamente rimuove la bandiera. Dopo mezz’ora di tafferugli, il mistero non è ancora risolto, e probabilmente l’autore non lo conosceremo mai.
In ogni caso, siamo contenti di poter sapere che nel cuore di Torino tutto è ritornato alla normalità, nonostante ci sia probabilmente ancora qualcuno che rode mentre l’Italia intera il 25 Aprile intona “Bella Ciao!”.
Antonio Sciuto