Da sempre l’uso dei pesticidi rappresenta un metodo efficace per la redditività delle aziende agricole. Da sempre queste sostanze, oltre a essere responsabili dell’inquinamento di terra e acqua, rappresentano un pericolo per la salute umana. Per questa ragione 30 città italiane hanno deciso di aderire a Pesticide Action Network (Pan) Europe, la rete europea che da anni lavora per ridurre al minimo gli effetti negativi dei pesticidi pericolosi e per sostituire il loro uso con soluzioni ecologicamente sostenibili. 

Per aderire alla rete senza pesticidi bisogna sottoscrivere il “PLEDGE“, un protocollo d’intesa con cui i sindaci si impegnano a bandire l’uso dei prodotti fitosanitari in un arco di 3 anni, sensibilizzando nel contempo la popolazione sull’utilizzo di metodi alternativi ed ecocompatibili. Sul sito ufficiale si può leggere: “I risultati generati dalle attività di rete vengono utilizzati per sostenere ulteriormente il phasing out dei pesticidi a livello nazionale ed europeo.” 

In Italia già nel 1992 l’Istituto Superiore di Sanità riconobbe molti pesticidi come responsabili dell’aumento di diverse forme di cancro e di alterazioni del sistema endocrino. Nel 2016 il Governo italiano regolò il divieto del glifosato nelle aree pubbliche tramite il DM 9 agosto 2016.

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Trattamento fitosanitario: l’agricoltura che uccide

Il primo Comune italiano ad aver aderito alla rete anti-pesticidi è Occhiobello, cittadina di 12 mila abitanti in provincia di Rovigo, seguita da città più grandi come Varese, Belluno, Bolzano e Ragusa. Successivamente, grazie alla collaborazione tra PAN Europa e l’Associazione Borghi Autentici d’Italia, altri 15 comuni hanno aderito alla Rete Europea delle Città Senza Pesticidi. Melpignano, Aggius, Cassano Murge, Copertino, Fallo, Galatone, Matino, Miglierina, Salve, Sorradile, Roseto Capo Spulico, Acquaviva delle Fonti, Biccari, Montesegale Aradeo: questi sono i 15 borghi che hanno deciso di adottare una politica ambientale basata sulla sostenibilità, difendendo la salute dei propri cittadini e preservando la biodiversità del loro territorio. VolveraBargeBastida Pancarana, Guardia Sanframondi, Lozzolo, Morozzo, Robilante, Casalduni, Limatola e Pratola Peligna completano la lista dei 30 comuni italiani aderenti alla rete Pesticide Free Town.

Il prossimo 27 settembre presso la sede del Parlamento europeo si terrà una riunione che vedrà coinvolti gli eurodeputati delle commissioni Ambiente e Agricoltura, i rappresentanti del Comitato delle Regioni e tutti i sindaci che hanno aderito al progetto.

Perché è importante liberare le aree pubbliche dai pesticidi? L’uso di queste sostanze nelle aree urbane rappresenta una delle principali fonti d’inquinamento idrico. Inoltre uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università canadese di Guelph ha dimostrato che i pesticidi possono alterare la scelta dei fiori da parte degli insetti pronubi, ossia quegli insetti che trasportano il polline da un fiore all’altro permettendo l’impollinazione e la conseguente formazione del frutto, ostacolando la loro capacità di apprendere le competenze necessarie per estrarre nettare e polline.

Tra i pesticidi più pericolosi per gli insetti impollinatori come le api troviamo i neonicotinoidi. Secondo l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) la maggior parte dei modi in cui questo tipo di sostanze chimiche vengono usate, rappresenta un rischio per le api selvatiche e quelle mellifere. Per questo motivo, poche settimane fa, la Commissione europea ha votato a favore del divieto quasi totale sull’uso di insetticidi neonicotinoidi in tutta l’Unione europea.

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La conferma della pericolosità di questi insetticidi l’abbiamo avuta pochi giorni fa in Friuli, dove sono stati sequestrati interi campi di mais per utilizzo illegale di neonicotinoidi. L’indagine avviata dalla Procura di Udine ha portato alla luce una vera e propria strage di api da miele. Da marzo a giugno 2016 il monitoraggio di 400 arnie ha rivelato una drastica diminuzione del numero di api: da 60 mila ad appena 10-20 mila unità.

E’ chiaro che nelle aree urbane il problema legato ai pesticidi può essere superato facilmente favorendo una qualità della vita migliore e un minor inquinamento idrico. Certamente nelle zone rurali il discorso si fa un pò più complesso. La domanda da un milione di dollari è: esiste un’alternativa valida all’utilizzo dei pesticidi? E’ possibile produrre cibo senza per forza inquinare l’ambiente e danneggiare migliaia di specie animali? La risposta è l’agroecologia, ovvero l’insieme dei principi ecologici applicati alla produzione alimentare, a quella di carburante, di fibre, di farmaci e alla gestione degli agrosistemi.

Puntare su principi ecologici chiari come l’abolizione dell’uso di sostanze chimiche (erbicidi, pesticidi, fertilizzanti, fungicidi, ecc.) che inquinano i terreni compromettendone sia la produttività che la qualità dei raccolti rappresenta la sfida del futuro. Una sfida che i giovani agricoltori hanno già accettato, dimostrando un modo di concepire l’agricoltura lontano anni luce da quella industriale, che per anni ha certamente soddisfatto l’ingente domanda di cibo, ma che senza dubbio ad oggi rappresenta una delle principali fonti d’inquinamento mondiale.

Marco Pisano

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