Sin dalle prime partite ufficiali della stagione calcistica 2014/15 sono emersi per il Napoli sempre i soliti problemi riguardanti i reparti di difesa e centrocampo. Pur vantando l’attacco titolare probabilmente più forte della Serie A, non riesce ancora a superare il fatidico esame di maturità, che collocherebbe la squadra del Patron Aurelio De Laurentiis tra i club favoriti per la conquista di uno scudetto che ai tifosi manca dal 1990.
Già da alcuni anni, forse troppi, il Napoli è attanagliato dalle critiche legittime e doverose di chi gli imputa grosse pecche in merito alla fase difensiva ed al gioco espresso da un centrocampo quasi inesistente: cause fondamentali del mancato accesso in Champions League nel doppio confronto con l’Atletich Bilbao.
A poco più di una settimana dalla conclusione della finestra estiva di calciomercato, con gli acquisti di: Koulibaly, De Guzman, Lopez e Michu non è di certo aumentato il livello della squadra, anzi probabilmente il Napoli ne esce indebolito e parzialmente ridimensionato visto che sono stati ceduti calciatori come Behrami e Fernández, che non avrebbero per niente demeritato di giocare per un altro anno all’ombra del Vesuvio. Per l’ennesima volta i tifosi sono stati estremamente delusi dalla Dirigenza del Napoli, che in fase di mercato cura soprattutto il bilancio e non sempre il rafforzamento della squadra.
La difesa: è l’anello debole dell’intera squadra, sia per quanto riguarda gli uomini in rosa, sia per quanto riguarda gli automatismi di gruppo, che a causa di errori dei singoli o a causa di mancata copertura del centrocampo, non conferiscono solidità al reparto arretrato. La partenza del portiere Reina (fine prestito, non rinnovato a causa di un mancato accordo sull’ingaggio) con la consequenziale nomina a portiere titolare di Rafael, è stato soltanto uno dei primi fattori di indebolimento di un reparto che già in precedenza non vantava una grande impenetrabilità. Rafael è un buon portiere, ma Reina lo era molto di più. Unica nota positiva è stato l’acquisto di Koulibaly che pur non essendo né Mascherano, né Agger (entrambi nel mirino di Benitez non accontentato dal Presidente) resta comunque insieme ad Albiol molto più forte dei calanti e non più da Napoli: Maggio e Britos.
Il centrocampo: nel calcio moderno è considerato la fase nevralgica del campo, fase che per il Napoli è quasi sempre fautrice di svarioni, poca concretezza ed incapacità nel creare gioco. Giocatori come Inler e Jorginho giocano in un modulo (il 4-2-3-1) che li obbliga a dover mantenere posizioni che non rispecchiano le proprie caratteristiche, e che quindi non gli permettono di esprimersi al meglio; cosa che sarebbe stata possibile in un 3-5-2 o in un 4-3-3. E’ proprio dai piedi di Inler (regista adattato) che dovrebbero partire cross e passaggi precisi per l’attacco, ma non essendo Pirlo, il più delle volte regala palla agli avversari costantemente pronti a puntare una sempre più fallace difesa azzura. Seppur schierato a ridosso dell’attacco alle spalle di Higuain, Hamsik non riesce più a ritrovare la forma e la convinzione di un tempo, in quanto anche lui si ritrova a dover giocare troppo distante dalla porta proprio per favorire assist piuttosto che puntare al goal. Marekiaro dovrebbe giocare almeno 5 metri in avanti, però così facendo andrebbe a pestare i piedi del Pipita che attualmente è l’unico vero campione in rosa. Ma l’alibi di una rosa forzatamente adattata ad un modulo che non la rispecchia, è diventata col tempo poco più di una scusa.
Oltre ai problemi esposti in precedenza, al Napoli manca un vero e proprio leader e lo stesso Higuain a volte pecca di personalità, restando invischiato tra le difese avversarie senza riuscire a fare la differenza. Di leader veri come Maradona probabilmente non ne esistono più, ma i vari Cavani, Lavezzi, De Sanctis hanno dimostrato che la presenza in campo di uomini dalla forte personalità, può risultare una marcia in più. Ma parlare di Cavani, Lavezzi, De Sanctis in maglia azzurra, è già storia.
Il Napoli ora deve risollevare le proprie sorti dalla delusione Champions, per cercare senza alibi né scuse di poter disputare un campionato da big e non da squadretta di provincia… fosse anche solo per onorare la maglia ed il supporto della tifoseria, che attualmente resta l’unico vero leader della squadra.
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Palliola Fabio