CASORIA – Carfora & Casillo, fine di un amore. Come al culmine del pathos di un romanzo sentimentale, giunge al termine l’idillio (politico) durato quattro anni e più volte messo in discussione da un rapporto turbolento, incompreso, doloroso.
Che l’attuale amministrazione di Casoria fosse ormai al termine della sua esperienza lo si era capito da diverso tempo; non sorprende dunque che ad accompagnare la città verso le prossime elezioni, nel maggio 2016, sarà un commissario: era già accaduto al precedente sindaco, con un vero e proprio blitz notturno, e pare destinato a ripetersi, in uno scenario da eterno ritorno, anche in questo caso.
Finisce dunque l’era di Carfora, isolato dalla sua stessa maggioranza per divergenze latenti divenute via via più palesi, e culminate nella sfiducia collettiva, l’ultimo atto di un’epoca che difficilmente verrà consegnata alla memoria dei posteri, se non per i continui battibecchi, i cambiamenti di bandiera e gli schieramenti variabili.
Abbandonato e delegittimato dal suo stesso fautore, quel Tommaso Casillo serenamente approdato nei corridoi di Palazzo Santa Lucia, il terreno sotto i piedi del sindaco Carfora si è progressivamente sfaldato fino a cedere del tutto. In realtà, considerate le peripezie che l’amministrazione ha affrontato fin dal suo insediamento, appare quasi miracoloso che sia riuscita a reggere fin quasi alla scadenza naturale del suo mandato.
Dall’abbandono del Partito Democratico alle fughe estemporanee di amici e conoscenti, passando per azzeramenti della giunta e sfoghi più o meno dignitosi sulle pagine di facebook – che sembra essere diventato il luogo in cui l’agone politico si è trasferito, ben più delle sale comunali e persino dei banconi da bar – pare chiaro che, col senno di poi, il sindaco Carfora avrebbe fatto meglio a mantenere la parola data fin dalla campagna elettorale: “la maggioranza è una soltanto, se cambia si ritorna al voto”.
Invece, manco a dirlo, la maggioranza è cambiata tante di quelle volte che persino i più fini ed attenti osservatori hanno smarrito il filo logico dell’operato di un’amministrazione che, nel suo voler di certo porsi come un laboratorio politico, sulla cresta emotiva di quella che fu l’onda arancione a cavallo tra 2011 e 2012, ha sofferto più di ogni altra cosa una mancanza fondamentale: quella di una visione d’insieme, una progettualità ben definita, un disegno prospettico.
Nel caotico procedere per singoli atti, del resto, si rischia sempre di perdere di vista la strategia complessiva, l’idea insomma che della città si ha e l’impronta che ad essa si vuol fornire per i tempi futuri. Nulla di tutto questo si è purtroppo visto a Casoria – non solo durante il regno di Carfora, ma negli ultimi decenni – e le conseguenze sono che, seppur qualcosa di positivo sia stato realizzato ed è sacrosanto riconoscerlo, la città versa in uno stato di abbandono quasi catatonico, né la popolazione sembra nutrire la benché minima speranza per il futuro.
Già, il futuro, che nell’attuale avrà il nome del commissario che verrà scelto dal Governo per accompagnare Casoria all’appuntamento con le urne. Ma più in là, potrebbe riservare qualche sorpresa. Il bailamme elettorale è partito e si contano quasi più candidati che elettori. Un gioco delle parti, com’è ovvio che sia, che potrebbe tuttavia favorire la compattezza mostrata finora dal Movimento 5 Stelle, e portare Elena Vignati a bissare l’esperienza di Quarto con Rosa Capuozzo.
Solo ipotesi al momento, mentre il sipario sull’amministrazione guidata da Carfora, che fu artefice – è doveroso ricordarlo – della vittoria al ballottaggio del 2011 grazie alla sua fama di persona perbene, e che adesso viene definitivamente abbandonato dai sodali di un tempo, cala nella mestizia della solitudine più tetra. Eppure s’erano tanto amati…
Emanuele Tanzilli
@EmaTanzilli