CASORIA (NA) – Scandalo presso una struttura dell’Arci, che in una delle abitazioni adibite per l’accoglienza ospitava immigrati minori in condizione pietose.
A seguito della lettera in francese scritta dal gruppo dei ragazzi, la denuncia è stata riportata da testate di rilievo nazionale come La Repubblica, che hanno cavalcato l’onda dello scoop dinanzi a dei giovani disorientati, ai quali sono state fatte promesse come permessi di soggiorno, acqua calda, cibo, indumenti e Wi-Fi per poter comunicare coi parenti lontani; promesse mai mantenute, e che hanno trasformato l’esperienza dei giovani migranti in un vero e proprio incubo.
Cronaca Cittadina
“La situazione è cominciata esattamente un anno fa, a Luglio 2014” – ci racconta un testimone del luogo – “quando a vivere in quella casa infestata c’erano 4 famiglie con bambini”.
Solo in seguito sarebbero arrivati un gruppo di giovani, una decina, in una casa spaziosa, 180 metri quadri con due bagni, una cucina e letti a castello.
“Le operatrici, tutte donne, che dovrebbero seguire i minori nonché tutelarli e garantire loro assistenza psicologica, hanno dei turni impressionanti… lavorano anche 24h/24. Molti fra gli operatori volontari sono scappati, e una volta ne sentimmo uno lamentare al telefono: questo è un letamaio! Ogni volta che abbiamo provato a chiedere di parlare con un responsabile dell’Arci non abbiamo avuto nessuna risposta”.
La stessa persona (che ha chiesto di restare nell’anonimato), negli ultimi sei mesi – vale a dire da quando un gruppo di minori alloggia presso tale casa – a seguito di vari tafferugli e litigi riferisce di varie chiamate ai carabinieri, e ha poi ricordato di un litigio furioso con insulti verso i giovani migranti, ipotizzando che la causa potesse essere proprio la loro denuncia.
Per capirne di più
Chi sono questi ragazzi, e dove sono stati dislocati successivamente alla denuncia delle condizioni d’igiene e salute precarie?
Abbiamo scoperto che a Casoria, l’Associazione Arci Napoli gestisce circa 48-50 ragazzi (dislocati in strutture diverse) per la maggior parte minori, e per i quali riceve un poket money di circa 70 euro al giorno per ogni migrante ospitato, senza però aver mai speso adeguatamente questi soldi per abiti e cibo; al ché gli immigrati sono stati costretti più volte a spostarsi per chiedere l’elemosina.
Alcune fonti indiscrete assicurano che gli operatori volontari presso l’associazione fossero a conoscenza di questi episodi, senza aver mai preso delle posizioni contro i rappresentanti della struttura. Uno degli operatori, inoltre, fa sapere che il suo lavoro non è neanche stato remunerato, nonostante l’assistenza costante fornita ai bisognosi e nonostante l’investimento economico finanziato dalla Regione.
Uno dei tanti casi odierni, che vede coinvolta un’associazione dallo stampo “antirazzista”, ma che nella prassi rappresenta l’inadeguatezza della Legge italiana dinanzi a situazioni paradossali, e di pericolo ed instabilità per minori, ai quali dovrebbero esser garantiti non solo diritti come il cibo e l’acqua, ma anche servizi pubblici, come l’istruzione e la sanità gratuita.
I dieci migranti di Piazza Pisa, al contrario, sono stati trasferiti altrove, senza indumenti ed effetti personali, durante la mattina del 7 Ottobre, per la disinfestazione dell’area. Nel frattempo sono stati affidati in una struttura di Viale Europa, nella quale però non sono entrati senza opporre forme di protesta.
La mancanza di fiducia è risultata palese, a seguito delle bugie ad essi raccontate: arrivati da Reggio Calabria e spediti al Tribunale di Napoli, sono stati affidati all’Arci dove avrebbero dovuto alloggiare per circa due mesi, in attesa di ricevere documenti. Purtroppo, questi non sono mai stati richiesti e dopo sei mesi (in cui i migranti non hanno ricevuto nessuna istruzione legale efficace) hanno accumulato rabbia verso chi li ha fatti attendere vanamente: “Arci no buono”, continuavano a ripetere.
La conferenza di Arci
Durante la mattina dell’8 Ottobre, poi, l’Arci Napoli, accusata di essere la responsabile di questo irreversibile crimine contro un gruppo di minori, ha indetto una conferenza stampa e un’assemblea pubblica per discolparsi. Molteplici, però, le contraddizioni rilevate.
Anzitutto, bisogna precisare che l’Arci non si è preoccupata di estendere l’invito ai diretti interessati, ossia i ragazzi migranti, che sono stati messi a conoscenza della conferenza per pura casualità, ed è stato tradotto un loro intervento di ulteriore denuncia, davanti ai rappresentanti dell’associazione, sulle condizioni pietose a cui sono stati costretti; ciò nonostante gli immigrati sono stati anche definiti bugiardi.
Piccoli battibecchi inoltre durante la conferenza: l’Associazione 3 Febbraio, tramite rappresentanti ed un avvocato, ha accusato l’Arci di essersi comportata in maniera disumana, mentre nella stanza alcuni attivisti hanno provato a contraddire le accuse irrispettose contro dei minorenni senza diritti e tutele, che sono stati abbandonati a sé stessi, lasciati spesso con agenti di custodia (cosa non prevista dalla Legge). L’Arci, dal suo canto, ha fotocopiato tutte le carte con cui dimostrare l’impotenza istituzionale di fronte al caso legale dei minori stranieri non accompagnati.
“In occasione di qualsiasi malessere fisico lamentato, i minori vengono visitati nelle strutture sanitarie pubbliche ed ambulatoriali locali da medici specializzati, con la collaborazione della Croce Rossa Italiana” – si legge in un comunicato. “È falso sostenere che i minori siano privi di vestiti o scarpe”. Eppure i ragazzi raccontano altro.
Infine l’Arci scarica tutta la colpa sulle Istituzioni, poiché, effettivamente, si dichiara “in regola con la Legge”. A noi resta la curiosità per fantasticare su cosa se ne sia fatto dei fondi stanziati, scontrandoci con una realtà fatta di misure inefficienti riguardo il sistema di accoglienza per migranti, e incapace di garantire politiche europee diverse da quelle basate sullo sviluppo della precarietà e lo sfruttamento dei lavoratori immigrati.
Alessandra Mincone