Un nuovo dibattito è marcato nel territorio dell’UE; ancora una volta, la questione dell’immigrazione provoca pro e contro tra le diverse situazioni politiche e si stabilisce una relazione di dispute, che arrivano da Strasburgo, per l’Italia e la Svizzera.
Stiamo parlando della famiglia di immigrati afghani Tarakhel, che nel luglio 2011 aveva viaggiato dalla Turchia fino a sbarcare sulle coste dell’Italia, per poi trovare un alloggio nei pressi di un centro a Bari.
Da Bari però sono fuggiti dopo soli quindici giorni, denunciando di essere stati vittime di soprusi violenti e di non poter disporre di alcun servizio sanitario. Una volta fallito il tentativo di oltrepassare le barriere dell’Austria, sono approdati in Svizzera: lì dove negli ultimi tempi si discute circa le riforme moderate per restringere il numero dell’immigrazione. Risale a Febbraio, infatti, la vittoria del referendum contro l’immigrazione di massa proposta dall’UDC. La riforma prevede l’introduzione di “tetti massimi annuali e contingenti annuali per gli stranieri che esercitano un’attività lucrativa sul territorio elvetico. Questi devono essere stabiliti in funzione degli interessi globali dell’economia svizzera e nel rispetto del principio di preferenza agli Svizzeri“. (Il loro motto, in foto.)
Il nucleo familiare afghano, composto dai genitori e cinque figli minorenni, in seguito agli sviluppi legislativi è stato sottoposto a procedure burocratiche per essere rispedito in Italia. La famiglia così si è rivolta alla Corte di Strasburgo, la quale ha messo in condizioni la Svizzera di sospendere quest’espulsione fino ad una Sentenza sul Merito, spalleggiata dalla nota associazione per i diritti umani Amnesty International, come dichiara il Consiglio Italiano per i Rifugiati Onlus.
Nel Novembre 2014 la Corte di Strasburgo ha ordinato alla Svizzera la revoca del decreto di espulsione, considerando, in caso contrario, la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani, vale a dire la costrizione ad uno stato di degrado dei soggetti interessati. La Corte motiva questa scelta: “Tenendo conto della situazione attuale del sistema di accoglienza italiano, non è infondato che i richiedenti asilo corrano il rischio di restare senza un’abitazione, o che siano alloggiati in strutture insalubri o dove si verifichino episodi di violenza”. Una batosta per gli Svizzeri, che si preparano alla data del 30 Novembre per la nuova iniziativa anti-immigrazione Europop, e allo stesso tempo uno schiaffo morale per l’Italia, che nonostante cerchi di migliorare le proprie strutture di accoglienza vede numerosi giudizi negativi da chi scappa da questi luoghi dove non vi si ha l’opportunità di sopravvivenza. Come cita Hein, del Consiglio italiano dei rifugiati: “nonostante i passi avanti degli ultimi mesi, il sistema di accoglienza italiano presenta lacune ancora molto gravi. Speriamo che la sentenza dia l’impulso a ulteriori sforzi per l’adeguamento del sistema agli standard europei”.
Mentre quindi l’Italia ha bisogno di migliorarsi per competere nelle nuove riforme di immigrazione, la Svizzera dichiara che ha bisogno di limitare il proprio flusso migratorio. Hans Geiger dell’UDC ha rilasciato un’intervista dove spiega quanto le nuove politiche di accoglienza si vogliano velocemente chiudere a sfavore dei migranti: “Dal 2007, abbiamo la libera circolazione completa con i paesi dell’UE. Da allora, il benessere degli svizzeri e degli stranieri che vivevano già qui in precedenza è diminuito.”
Alessandra Mincone