Si parla sempre molto spesso di quello che dovrebbe essere il fulcro delle nostre vite: la Famiglia. Sì, perché la famiglia è il posto in cui si nasce, si cresce e si vive. Questo nella vita reale. Poi c’è anche un altro disegno di famiglia, quella che siamo abituati a vedere in televisione.

Un modello che negli anni si è modificato, perché obiettivamente è la società stessa ad essere cambiata. Così oggi sul piccolo schermo vediamo proposte situazioni che nulla hanno a che vedere con la famiglia tradizionale, ma che al pubblico piacciono, almeno fino a quando non stancano.

L’esempio più lampante è quello proposto da “È arrivata la felicità”, la nuova fiction di Rai Uno che sta per volgere al termine e che ha proposto accanto alla famiglia allargata tipo, quella composta da una mamma, un’altra mamma e un figlio in arrivo. Nonostante si tratti di una fiction il cui canale di messa in onda è la rete ammiraglia Rai, e quindi il suo pubblico sia quello che in genere si etichetta come bigotto, erroneamente, il racconto funziona e incuriosisce. Poche altre volte si aveva avuto l’ardire, almeno in Rai, di descrivere l’omosessualità in questi termini: sinonimo del fatto che i tempi stanno cambiando, che la gente è pronta, benché molti continuino a sostenere il contrario, ad ascoltare e comprendere certe tematiche che di per sé non hanno nulla di così scandaloso, ma che l’omofobia generale porta a vedere come qualcosa di sporco.

“È arrivata la felicità”, sebbene abbia un ritmo lento e sul piano del racconto sia estremamente debole, ha dalla sua questo: essere riuscita in qualche modo a sdoganare il mito, in negativo, del diverso.

La famiglia raccontata in televisione, però, si è evoluta non solo rispetto al sesso di appartenenza, ma anche e soprattutto rispetto a ciò che un tempo non andava di moda e che oggi invece è un trend in assoluta ascesa. Prendiamo come ulteriore esempio fiction longeve come “Un medico in famiglia”, di cui presto vedremo la decima stagione, o “Provaci ancora prof”. Due prodotti nati con un’idea di famiglia che pian piano ha smussato i suoi angoli per divenire ora un luogo enorme, pieno di persone, di relazioni interpersonali e di figli.

Famiglia

Un tempo casa Martini era considerata il porto sicuro, rispecchiava quella che allora era la famiglia tradizionale, poi con il tempo si è evoluta cercando di rimanere al passo con i tempi, rischiando però molte volte di scadere dal banale al surreale, come è accaduto per “I Cesaroni” i quali, finita l’euforia iniziale, non hanno più avuto nulla da dire al loro pubblico.

Chi invece è riuscita a raccontare la famiglia in tutte le sue sfaccettature, nel bene e nel male, è stata la professoressa Baudino che dopo cinque stagioni in cui ha cercato utopicamente di dipingere la perfezione di una famiglia rinchiusa in una bolla di cristallo, ha sviscerato anche la sua parte oscura, senza scadere nel ovvio, sebbene poi il finale abbia lasciato in molti l’amaro in bocca. È questo ciò di cui i telespettatori hanno bisogno, di verità, di potersi rispecchiare, di non sentirsi dei diversi dinnanzi ad un mondo in completo movimento, perché forse la famiglia del “Mulino Bianco” non esiste più da un bel po’ di tempo.

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Ecco perché fiction come quelle citate, riescono ancora ad accattivare il pubblico con le loro storie.

Certo, accanto alla modernità c’è sempre quella fetta di tradizionalisti che inneggiano alla famiglia perfetta, quella del “Finché morte non ci separi”, ben venga anche questo tipo di fiction allora, a questo mondo c’è spazio per tutti infondo, anche se ciò significa staccarsi un po’ troppo dalla realtà e non portare poi così rispetto a questa figura così importante.

L’unico modo per rispettare la famiglia è raccontarla per quello che è al presente, senza la presunzione di volerla cambiare o riportare al modello degli anni ’50.  Quel tempo è passato. Oggi è tutta un’altra storia.

Enrica Leone

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