Che cos’è la domotica? Come la parola stessa che la designa, che è un composto tra una parola latina (“domus”, oggi rinvenibile in “duomo” e “domicilio”) e la recentissima “robotica”, è l’incontro tra un’esigenza antica e nuove soluzioni.
Secondo la Treccani, la domotica è “lo studio e l’applicazione di un complesso di tecnologie basate sull’ingegneria informatica ed elettronica, aventi per obiettivo la realizzazione di una serie di dispositivi integrati che permettano di automatizzare e facilitare l’adempimento delle varie operazioni solitamente svolte in un edificio”.
L’applicazione della domotica è uno dei tanti casi in cui la tecnologia sembra prestarsi a un miglioramento della qualità della vita (un esempio recente in questo senso riguarda un’app per chi soffre di afasia). Rendendo la casa più intelligente e autonoma, infatti, la rende anche più umana e persino più ecologica.
Forse non tutti condividono l’esperienza di Napo degli Uochi Toki che canta di aver “amato più case che ragazze” e certo alcuni invidieranno le case che per lui sono state il suo ‘castello’ o la sua ‘base spaziale’, ma certo ognuno di noi sente la differenza tra una casa accogliente e una stanza di ostello dove passare un paio di notti. Il significato di abitare si sovrappone spesso a quello di vivere (in diverse lingue, tra cui l’italiano e l’inglese si dice tranquillamente ‘io vivo’ per dire ‘io abito’), forse un segnale dell’importanza che la nostra abitazione, la nostra ‘tana’, ricopre nella nostra vita.
Di ‘castello’ e ‘base spaziale’ si parlava: grazie alla domotica, la casa del futuro tra queste due possibilità evolutive scarterà il castello e approderà a qualcosa di simile a una base spaziale: una casa connessa con la nostra auto sarà in grado di sapere quando stiamo tornando e di avviare il riscaldamento o accendere le luci del giardino; un’applicazione connessa al frigorifero ci ricorderà di fare la spesa.
Questa previsione che avete appena letto è presa da un sito dedicato proprio alla domotica, che nello stesso articolo, pubblicato nel 2015, mette anche in guardia sui rischi che correremo.
Infatti, i dispositivi avranno accesso a delle informazioni a prima vista poco importanti, come i consumi dei nostri elettrodomestici. Eppure, un’informazione del genere, se ottenuta da un ladro, può dargli un’idea di in quali fasce orarie sia più probabile non trovarci in casa. Come scrivono nell’articolo citato Adriano Cerocchi e Antonio Ursini, “lo steroetipo del ladro è il grimaldello o il piede di porco: e se tra dieci anni fosse sufficiente un Iphone per forzare la porta di casa?”.
Cerocchi e Ursini, esperti di domotica, offrono una lista di accortezze da seguire, particolarmente utili a chi volesse in futuro andare ad abitare in una ‘casa intelligente’ (o rendere più intelligente la casa in cui già vive).
Alcuni consigli che danno Cerocchi e Ursini riguardano la sicurezza della password, mai come in questo caso sinonimo di “parola d’ordine”, che permetterebbe a un futuro ladro di entrare non solo negli account, ma di conseguenza anche in casa. Sono da evitare password di default, spesso lunghe ma facilmente ricavabili dal nome della rete Wi-fi, così come sarebbe opportuno perdere l’abitudine diffusa di usare la stessa password per account on-line e conti bancari.
Insomma, la domotica potrebbe portare a case del tutto nuove, in grado di prevedere e anticipare i nostri bisogni e i nostri desideri, ma anche a delle insidie inedite per le quali non basteranno edifici dotati d’intelligenza, ma utenti consapevoli, perché ormai, al fossato pieno di alligatori, non si può tornare.
Luca Ventura