Via Iroma, a Nocera Superiore, è ancora una volta vittima del degrado dell’impianto stradale e della negligenza dell’amministrazione.

Strade quasi impraticabili, case fatiscenti, tombini maleodoranti, è questo lo scenario che si apre nel piccolo quartiere di Nocera Superiore. Quotidianità, per gli abitanti di via Iroma. Ma, quando il manto stradale ha ceduto a causa di un tombino, provocando l’ennesimo danno alla zona, i cittadini hanno iniziato a pretendere una risposta alle loro continue sollecitazioni all’Amministrazione, finora silente. Ciò che è stato fatto, per rimediare alla lesione alla strada, non è stato altro che ricoprire con una passata di asfalto quel buco, il quale continuava a farsi più profondo di anno in anno. Non fornendo una reale soluzione al problema, bensì tamponando e ovviando alle criticità del territorio. Il quartiere appare quasi abbandonato, lasciato a sé stesso, alla propria decadenza, è questo ciò che l’Amministrazione vuole? Tralasciare zone in pericolo, senza creare una concreta rete di ausilio per i cittadini che sono ormai in fibrillazione?
Le abitazioni, decorate da transenne e tettoie – per assicurare una protezione anche minima – ospitano adolescenti e bambini, che vorrebbero giocare nel proprio quartiere senza avere paura di subire un danno o una lesione a causa del completo abbandono della zona. Poter usufruire degli spazi esterni per consentire alla spensieratezza della gioventù di esprimersi, è una delle tante privazioni  scaturite dalla negligenza del Comune. L’abbandono di una zona non dà luogo solo alla fatiscenza di essa, ma potrebbe diventare la genesi di sfiducia dei cittadini nei confronti dell’Istituzioni.

La richiesta è una ed è semplice: riqualificare un luogo, per permettere agli abitanti di vivere a pieno la loro quotidianità, senza preoccuparsi di un qualsiasi incidente che potrebbe ledere la persona. Essere sicuri nella propria dimora è il primo passo per sentirsi sicuri nel proprio Paese, riuscendo così a partecipare serenamente all’organizzazione politica e sociale della città.

Elisabetta Lambiase

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