NAPOLI – L’11 Luglio, in concomitanza con il grande evento Gay Pride, si svolgerà uno sciopero di 24 ore indetto dall’Unione Sindacale di Base, che coinvolge i lavoratori del comparto trasporti di Anm. Durante la giornata verranno comunque assicurate delle fasce di garanzia in occasione della manifestazione.
Dopo la data del 18 Giugno che ha impegnato la sigla sindacale in uno sciopero di 4 ore, l’USB vuole richiamare l’attenzione su alcune rivendicazioni sociali, e non prettamente economiche e sindacali, accusando i dirigenti aziendali di gestire una cattiva spartizione economica, che non solo provoca uno scontento dei lavoratori che chiedono un salario dignitoso, ma che inoltre confluisce negativamente sulla qualità dei servizi di trasporto offerti al pubblico.
Le mobilitazioni vertono soprattutto sull’inefficienza di Anm nel saper garantire servizi puliti, sicuri ed affidabili: autisti e passeggeri lamentano all’unisono di viaggiare in autobus sovraffollati, sporchi e al limite della sicurezza dell’esercizio del lavoro stesso, a causa della mancanza di un personale specifico di alcune competenze. “In tutta Napoli girano 60 autobus climatizzati: solo un bus su dieci ha l’aria condizionata“: ciò comporta disagi per gli utenti e stress agli autisti.
Paradossalmente, i lavoratori invece “vengono giornalmente aggrediti per i disservizi”, senza averne una reale responsabilità ma ci si augura che la loro lotta possa confluire in una mobilitazione collettiva, con accanto autisti e passeggeri, lavoratori e precari, anche perché come ci rivela Vincenzo Lucchese del comparto mobilità USB, “I lavoratori di Anm, solidali con un’utenza vilipesa e bistrattata, sono stanchi di dover subire gli strali di chi, cittadino-utente si sente preso in giro da una azienda che eroga un servizio che non c’è. Le motivazioni di questa mobilitazione hanno anche questi connotati, far comprendere ai nostri utenti, l’assoluta necessità di creare una comunione di intenti che possa finalmente portare ad una gestione ed una erogazione di un servizio pubblico, degni di questo nome.”
Sul piano vertenziale in merito alle politiche attuate fin’ora dalla Dirigenza, i lavoratori di Anm sottolineano di essere ancora in attesa della presentazione della pianta organica aziendale; Lucchese afferma che “la sua attuale mancanza continua a generare politiche aziendali poco chiare che vanno a discapito delle pari opportunità tra tutti i lavoratori, creando mancanza di sufficienti tutele per le differenze di genere.”
E proprio in merito alla differenziazione dei lavoratori, come denunciato anche attraverso un documento ufficiale, nonostante l’azienda non riconosca retribuzioni al personale di front-line per “difficoltà economiche”, questa ha erogato, per alcuni lavoratori, dei superminimi individuali dai 250 agli 800 euro da sommare al salario fisso, mentre “priorità sarebbe dare stabilità ai precari di provenienza Eav, circa 50, distaccati presso Anm, soggetti a continui cambi di residenza lavorativa e di turnazione, le cui esistenze lavorative sono diventate una sorta di scaricabarile delle responsabilità, ai quali non viene data alcuna certezza ed alcuna indicazione. Un trattamento al limite dello schiavismo, intollerabile ai giorni nostri: ne chiediamo l’immediato inserimento nell’organico aziendale”.
Alessandra Mincone