L’origine della parola “smog”, fusione dei termini inglesi “smoke” (fumo) e “fog” (nebbia), non ha mai lasciato adito a dubbi riguardo la sua pericolosità sulla salute umana e, nel corso degli anni, l’analisi dei livelli di questo pericoloso inquinante è diventata un vero e proprio fattore culturale.
La lotta allo smog infatti è oggi una delle sfide più difficili che riguardano le grandi città e non solo. Dall’esito di questa battaglia, che dovrebbe essere combattuta in maniera sempre più inflessibile, dipende la salute e la qualità della vita di milioni di persone.
Lo sviluppo eccezionale di megalopoli sempre più popolate, soprattutto oggi in Asia, ha acuito non poco il problema creando situazioni “estreme” e al limite della vivibilità dove lo smog è una specie di fantasma che incombe, come detto, su milioni di persone.
La pericolosità dello smog è dovuta alla sua complessità di base essendo tale inquinante un mix di composti pericolosissimi, generalmente derivati da residui di combustibile.
Diversi tipi di acidi, nanoparticelle, metalli pesanti, polveri di vario tipo (le PM10 ad esempio) ed altri fattori fanno dello smog un nemico capace di attaccare su più fronti in maniera pressochè invisibile generando un ampio range di patologie.
Oggi uno studio dell’Università di Lancaster si pone l’obiettivo di verificare se le particelle metalliche contenute nello smog possano in qualche modo essere responsabili dell’insorgenza di una delle malattie neurodegenerative più diffuse: l’Alzheimer.
In particolare la ricerca si concentra su un tipo particolare di ossido di ferro, il particolato ultrafine di magnetite, che finisce nello smog provenendo non solo dagli scarichi delle auto ma anche da diversi tipi di impianti di riscaldamento, soprattutto quelli più obsoleti, alimentati a diesel.
Tali particelle, di diametro inferiore a 200 nanometri, hanno la capacità di penetrare con facilità un pò ovunque nell’organismo, compresa quella di superare la barriera ematoencefalica ed insediarsi nel cervello.
Lo studio dei livelli di magnetite nel cervello di pazienti affetti da Alzheimer ha fornito agli scienziati autori dello studio dei dati estremamente interessanti.
Il campione oggetto di studio comprendeva 37 soggetti di età compresa fra i 3 e i 92 anni tutti deceduti a seguito di patologie neurodegerative e che hanno visuto in centri particolarmenti affllitti dallo smog: Manchester e Città del Messico.
Nei campioni prelevati ed analizzati i livelli di nanoparticelle metalliche erano particolarmente elevati, specie, ovviamente, nei soggetti più anziani.
Ma lo spunto che in qualche modo riesce a correlare Alzheimer e smog viene dall’analisi di una proteina, la Beta Amiloide, già riconosciuta come responsabile dell’insorgenza della patologia.
Nei casi in esame infatti l’azione della Beta Amiloide risulta associata al deposito delle particelle contenute nello smog presentando la sua struttura più aggressiva, quella considerata patologica.
Lo studio in sostanza va a confermare quello che già da una decina di anni fa altre ricerche avevano evidenziato, con diversi test analoghi effettuati su cani anch’essi vissuti in aree notevolmente inquinate dallo smog.
Non c’è ancora certezza, naturalmente, ma il fatto che la presenza di particelle metalliche inneschi la formazione di radicali liberi e a cascata vari tipi di effetti patologici lascia intendere che la presenza di smog giochi un ruolo fondamentale anche riguardo patologie che fino ad oggi non erano mai state associate a questo tipo di inquinanti.
Quello che è certo invece è che l’impatto delle attività umane non è più sostenibile in diverse aree del pianeta, non solo in quelle urbane, e che avvicinandosi sempre più a un ipotetico “punto di non ritorno” sarà sempre più difficile debellarne le conseguenze.
C’è ormai la necessità di effettuare scelte radicali in maniera di salvaguardia ambientale, evitando come tutt’ora accade di concentrare l’attenzione solo sull’invivibilità delle grande metropoli perché le particelle contenute nello smog possono percorrere con facilità centinaia di chilometri arrivando a non risparmiare nessuno.
Mauro Presciutti