A Saint Louis, in Missouri, un agente della compagnia di vigilanza privata che salvaguarda la sicurezza nel quartiere di Shaw ha ucciso con diciassette colpi di pistola un ragazzo afroamericano di diciotto anni. Al momento dell’uccisione l’agente era fuori servizio. Ieri, durante la notte, circa 300 persone sono scese in strada per protestare contro l’episodio di violenza; alcuni manifestanti hanno danneggiato diversi veicoli della polizia. La folla si è dileguata dopo che degli ignoti (forse poliziotti) hanno sparato alcuni proiettili in aria.
Secondo la polizia, alle 19.30 dell’ora locale, l’agente si sarebbe avvicinato ad un gruppo di quattro persone e vedendo uno dei componenti scappare, lo avrebbe rincorso. Il ragazzo, dicono, dopo un litigio verbale con l’agente, avrebbe sparato tre colpi e poi sarebbe stato ucciso. La polizia ha inoltre comunicato il ritrovamento di una pistola nei pressi del luogo in cui è avvenuta l’uccisione. Il vigilante che ha commesso l’omicidio ha 32 anni ed è in servizio nella città da 6.
“Il poliziotto ha scambiato il panino che aveva in mano con una pistola e quindi gli ha sparato” ha detto la cugina del diciottenne, Teyonna Myers, al giornale locale “Saint Louis Post-Dispatch”. In difesa della vittima è intervenuto anche uno zio, Jackie Williams, che ha detto: “È uscito da un negozio con un panino appena acquistato e gli hanno sparato 17 volte. Lo hanno confuso con qualcun altro“.
La giovane vittima si chiamava Vonderrick Myers ed aveva alcuni precedenti penali. A Luglio di quest’anno il ragazzo era stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e uso illegale di armi. Poco prima dell’arresto era a bordo di un’auto coinvolta in un inseguimento; il veicolo finì per schiantarsi contro un edificio. Quando Meyers uscì dalla macchina e la polizia gli ordinò di fermarsi, lui scappò e gettò una pistola calibro 380 in un tombino. Dopo pochi giorni fu rilasciato su cauzione (inizialmente fissata a 30 mila dollari e poi ridotta a 10mila).
Fino a ieri si trovava agli arresti domiciliari ed era controllato tramite un dispositivo elettronico. Il processo si sarebbe dovuto tenere il 17 Novembre.
Quest’episodio entra a far parte della serie di abusi (presunti o appurati) perpetrati da parte dagli agenti della polizia americana ai danni dei cittadini statunitensi di origine africana e non. Sono passati solo due mesi dall’uccisione di Michael Brown, altro ragazzo diciottenne freddato a Ferguson, sempre in Missouri. Il 4 Settembre in South Carolina un uomo afroamericano di 35 anni è stato ferito a colpi di pistola da un agente di polizia dopo che quest’ultimo gli aveva chiesto di mostrargli la patente, come si può vedere in un video diffuso qualche settimana più tardi. “Signore, perché sono stato sparato? Stavo solo cercando la mia patente. Vengo da lavoro.” ha detto l’uomo dopo essere stato colpito. Nell’Indiana alcuni poliziotti sono stati denunciati per aver rotto il finestrino di un auto e utilizzato un taser contro un uomo afroamericano, Jamal Jones, perché si era rifiutato di scendere dal veicolo. Le dinamiche di alcuni di questi episodi non risultano chiare, ma le proteste continuano e la tensione rimane alta.
Bruno Formicola