La vicenda del 14enne seviziato da un branco di 24enni perché obeso ricorda a tutti noi che c’è un problema da estirpare e che purtroppo forma e distrugge un sacco di ragazzi: il bullismo. E’ quella generazione cresciuta a pane ed MTV, è quella cerchia di ragazzi che si sentono i capetti a scuola, o nel quartiere dove vivono. Perché nessuno li ferma, perché non c’è una cultura che pone un’alternativa. E così i restanti o subiscono le ingiurie dal gruppo o provano ad imitarli. Nessuno muove un dito seriamente. A casa nessuno tramanda più certi valori, la società dell’individuo regna, e chi mostra dominio vince, la legge del più forte. A scuola invece capita che i professori, che dovrebbero redarguirli, molto spesso chiudono un occhio per non innemicarsi la classe (e non ci prendiamo per il culo, a volte succede). Non ci saranno flash mob del menga a fermare tutto questo. Perchè il bullo è l’uomo del presente e del domani. Colui che è puro individuo, menefreghismo, massima competitività, pura apparenza e nessun pensiero complesso formato. Perché in questa società non vi è ormai più spazio per i sentimenti, per le debolezze, per la sensibilità. In questa società non è compreso più il fattore umano. Il bullismo non è la causa, è la conseguenza, è il prodotto di un modello culturale, che c’è sempre stato ma che oggi vince su tutta la linea. Ed io lo ritorno a dire, o nasceranno miracolosamente dei punti di riferimento collettivi o non ci sarà nulla da fare.
Ottavio Herbstritt