E’ ormai attaccato da tutti i fronti, ma ha un potere solido come dimostra l’ultima votazione in Senato. Matteo Renzi è stato, ancora, attaccato sia dai sindacati che dalla minoranza del suo partito sul Jobs Act. “Landini vuole occupare le fabbriche, noi vogliamo aprirle“. Il premier risponde così al segretario della FIOM che aveva proposto una protesta ad oltranza, che arrivasse fino all’occupazione delle fabbriche. Il Premier, intervenuto alla trasmissione Virus su Rai Due, spiega di essere terrorizzato “da quello che sta succedendo in molte parti d’Italia“. Renzi ha detto che vuole girare tutte le fabbriche del Paese per parlare con i lavoratori, rivolgendo poi la propria attenzione, in particolare, alla situazione dell’AST di Terni, dove è scattata la procedura per il licenziamento di 537 dipendenti dell’azienda. “Io sono terrorizzato da Terni – racconta il segretario del PD – dove, nonostante abbiamo fatto di tutto, la negoziazione non è stata accettata dai sindacati né dall’azienda. Noi lavoriamo nei prossimi tre mesi prima che accada l’irreparabile“.
Sul tema specifico del Jobs Act, Renzi difende a spada tratta il provvedimento, che ancora deve essere terminato ma di cui si conoscono già molti dettagli. Alla domanda di Nicola Porro sull’eventuale apposizione della questione di fiducia anche alla Camera, il premier si mantiene sul vago ma non escludendo la possibilità di ricorrere alla fiducia anche a Montecitorio. “Se si farà in fretta non ci sarà bisogno della fiducia” spiega il premier. Sulla possibilità di porre la fiducia alla Camera hanno già esposto i propri dubbi la minoranza del PD, Bersani e Fassina in primis, con quest’ultimo che ha annunciato che scenderà in piazza al fianco della FIOM e della CGIL il prossimo 25 ottobre.
Durante la trasmissione, comunque, il premier fa capire di voler procedere con le riforme, volgendo il proprio interesse prossimo alla semplificazione e alla riduzione del peso fiscale sugli italiani. “Introdurre un tetto agli stipendi, in termini macroeconomici, porta noccioline, ma per chi prende 1.200. 1300 euro al mese, e grazie a quel taglio si è visto il bonus degli 80 euro in busta paga, è un segnale“. Renzi, poi, rivolgendosi ai critici degli 80 euro, spiega che “gli 80 euro devono essere visti come un’enorme opera di riduzione del cuneo fiscale di 10 miliardi di euro per le famiglie“.
Il premier, rivendicando l’imposizione di un tetto agli stipendi pubblici fissato a 240mila euro l’anno, accusa la vecchia classe dirigente e i vecchi governi. “Il tetto, 240mila euro, l’abbiamo messo noi, dopo 20 anni che se ne parlava“. Renzi dedica anche qualche parola alla polemica aperta con la magistratura, di cui alcune frange ha accusato il premier di attentare alla democrazia diminuendo le ferie dei giudici, dichiarando il proprio rispetto per la magistratura, “come detta la costituzione“, “se però lei dice che ridurre le ferie è un attentato alla democrazia si faccia vedere da uno bravo, il problema è suo, non mio“. Sul piano internazionale, Renzi ha spiegato che l’impegno dell’Italia contro l’ISIS aumenterà nelle prossime settimane, armando sempre di più i curdi e ipotizzando interventi nei Paesi limitrofi.
Francesco Di Matteo