Un vero putiferio si è scatenato attorno a Sabina Guzzanti, nota attrice satirica, che con un un tweet ha attirato tutte le polemiche del mondo politico e non. Con un semplice tweet, in cui esprimeva solidarietà ai boss mafiosi Riina e Bagarella a cui è stata negata la possibilità di poter assistere in videoconferenza alla testimonianza di Napolitano, la regista de La Trattativa si è messa al centro di un dibattito pesante, ma il cui fulcro, da parte di chi le ha replicato, era semplicemente uno: contro ribattere a delle uscite considerate vergognose.
«Solidarietà a Riina e Bagarella privati di un loro diritto. I traditori nelle istituzioni ci fanno più schifo dei mafiosi».
Per l’Italia la questione mafia e in particolar modo le stragi legate ad essa, sono ancora una ferita aperta e sanguinante, e a questo tweet, il primo a rispondere è stato il presidente del PD Orfini: «La Guzzanti che esprime solidarietà a Riina dimostra che la crisi di una certa cultura “di sinistra” è ormai irreversibile» per poi essere seguito a ruota da una giovane parlamentare, Giuditta Pini, «ma la Guzzanti che esprime solidarietà a Riina e Bagarella pensa di essere molto diversa da chi definiva Mangano un eroe?», e dai senatori del PD Andrea Marcucci e Michele Anzaldi: «la solidarietà e le scuse devono andare ai parenti delle vittime della strage di viale Lazio, ai familiari di Boris Giuliano, del piccolo Giuseppe Di Matteo di cui tutti ricordano la foto in cui salta felice un ostacolo in groppa al suo cavallo, dei commissari Beppe Montana e Ninni Cassarà, del giudice Antonino Scopelliti, ai parenti delle vittime delle stragi di Capaci e via d’Amelio. E si potrebbe andare avanti: questi sono solo alcuni dei feroci crimini ordinati ed eseguiti da Totò Riina e Leoluca Bagarella. Lanciare indegne parole solidali nei confronti di certi mostri qualifica chi se ne rende responsabile».
La Guzzanti è stata anche attaccata da alcuni esponenti di Forza Italia, tra cui Daniela Santanché. La pitonessa forzista, ha accusato la regista di voler unicamente fare pubblicità al suo film, mentre Fabrizio Cicchitto, del Nuovo centro destra, si congratula ironicamente con Sabina Guzzanti, poiché «Per fare pubblicità un film in crisi di pubblico, Sabina Guzzanti solidarizza con Riina. Complimenti!»
Nonostante le critiche ricevute, Sabina Guzzanti non ha voluto retrocedere di un passo, rispondendo con un nuovo tweet. «Andate a vedere La Trattativa e capirete perché i traditori nelle istituzioni fanno più schifo dei mafiosi o perlomeno stanno alla pari. Le stragi sono state progettate all’interno delle istituzioni. I mandanti sono colpevoli quanto gli esecutori. Napolitano testimonia».
Anche Carlo Sibilla, del M5S, ha deciso di intervenire nella polemica, andando però controcorrente e spalleggiando la regista: «Perché secondo voi impediscono agli scagnozzi Riina e Bagarella di “vedere” il boss?»
Tanto dolore, invece, traspare dalle parole di Maria Falcone, sorella del celebre magistrato ucciso più di vent’anni fa, ma il cui ricordo è ancora vivo soprattutto nelle menti di chi la mafia la combatte quotidianamente. «Ѐ una cosa vergognosa che non voglio commentare. Preferisco ricordare chi sono Riina e Bagarella: sono quelli che hanno ammazzato non solo Falcone e Borsellino, ma decine di agenti e uomini dello Stato. Quali sono i diritti di Riina e Bagarella che bisogna difendere? Si difendono i diritti di queste persone e non quelli dei magistrati che hanno emesso la sentenza, quelli del capo dello Stato e dello Stato che rappresenta. Ѐ una cosa obbrobriosa, per la quale non bastano gli aggettivi dispregiativi».
Ai microfoni di Radio24, intanto, anche Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo e attualmente indagato per calunnia e associazione mafiosa, si è scagliato contro il tweet di Sabina Guzzanti. «Sbaglia a dare solidarietà a Riina e Bagarella. Lei fa bene il suo lavoro, ma dice certe cose solo per fare propaganda al suo film» e ancora «umanamente dico che Riina e Bagarella non dovrebbero essere presenti, perché sono due criminali di bassa lega, ma sono imputati a prescindere dal cognome e dunque ne avrebbero diritto. Anch’io avevo chiesto di partecipare, ma quando la stessa richiesta è stata fatta da loro due l’ho ritirata perché non volevo associarmi a loro».
Maria Stella Rossi