Comincia l’ennesimo autunno caldo per la scuola. Migliaia di studenti sono scesi oggi in piazza in tutta Italia, da Nord a Sud, per far sentire il proprio dissenso sulla riforma dell’istruzione “Buona Scuola” targata Renzi/Giannini.
A fianco degli studenti sono scesi in piazza anche sindacati ed associazioni.
Con l’hashtag #10ott le associazioni hanno chiamato a raccolta gli studenti “per chiedere una scuola, un’università, un Paese diverso, che non è certo quello del Jobs Act o dello Sblocca Italia“, come spiegano in una nota.
La mobilitazione è accompagnata dallo sciopero dei docenti e del personale ATA indetto dai Cobas ed ha visto anche la partecipazione degli studenti universitari, che hanno chiesto l’immediato stop al Decreto Sblocca Italia scagliandosi contro lo smantellamento del diritto allo studio.
Riforma della scuola, perché si manifesta
Piero Bernocchi dei Cobas spiega i motivi della protesta da parte dei lavoratori, dichiarando che “dietro il fumo di 136 pagine con linguaggio accattivante e con la promessa di stabilizzare finalmente da settembre 2015 i circa 150 mila precari delle graduatorie a esaurimento, Renzi e i suoi consiglieri hanno squadernato tutto il peggio che in materia di scuola-azienda, scuola-miseria e scuola-quiz i governi degli ultimi 20 anni hanno cercato di imporre all’istruzione pubblica“.
A far sentire le ragioni degli studenti c’è Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete Studenti Medi. “E’ passato un mese dalla pubblicazione del Piano Scuola”, dice, “e quasi tre settimane dall’inizio della consultazione che, però, non è stata portata avanti con la stessa forza che gli annunci a inizio settembre ci facevano pensare. Nel frattempo la scuola è cominciata e gli studenti si trovano a vivere sempre gli stessi problemi dentro e fuori le proprie aule: sistema del diritto allo studio assente, didattica anacronistica, bocciature che mettono a repentaglio il futuro scolastico di molti giovani andando ad aumentare le percentuali della dispersione scolastica. Insomma, nulla a che vedere con la annunciata rivoluzione della scuola. Domani saremo nelle nostre piazze per ribadirlo, non ci stancheremo mai di dire che la Grande Bellezza siamo noi”.
Le iniziative prese alle manifestazioni
E proprio “la Grande Bellezza siamo noi” è il grido di battaglia degli studenti, che hanno dato vita ad alcune iniziative provocatorie come il rovescio di letame davanti all’Università Cattolica di Milano in segno di protesta contro l’istruzione privata, mentre a Torino sono stati bruciati quattro fantocci di cartone raffiguranti Matteo Renzi, Stefania Giannini, Silvio Berlusconi e Maria Stella Gelmini. Tafferugli di entità lievemente maggiore si sono verificati a Milano, con il lancio di lacrimogeni e qualche scontro isolato, e a Roma con uno scontro duro ma soltanto verbale tra studenti e Cobas, ma complessivamente la giornata di proteste è stata tutto sommato tranquilla.
Le reazioni contro le manifestazioni
Ed arriva anche una prima risposta agli studenti da parte del Ministero, con la seguente dichiarazione del sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi (Ncd): “In quasi tutta Italia oggi gli studenti scioperano contro la riforma de #la buona scuola, con l’accusa che così si vuole svendere la scuola pubblica ai privati. Questa mentalità vecchia è quella che ha contribuito a portarci al 44% di disoccupazione giovanile, a 2 milioni di Neet (persone che non studiano né lavorano) e a tassi di dispersione scolastica sopra il 17%”.
Giacomo Sannino