Un periodo non apprezzato come meriterebbe quello della dominazione angioina a Napoli (1266-1442), un Medioevo ricco di fermenti artistici e culturali che non è ben noto a tutti, perché a farla da padrona per le strade del centro storico di Napoli è la maestosità del barocco dei secoli successivi. Ma i simboli dell’avvento angioino sono, da sempre, magnifici e imponenti, sotto gli occhi di tutti: San Lorenzo, Santa Chiara, Castel Nuovo, Sant’Agostino alla Zecca, San Domenico, e altro ancora. Tutti grandi cantieri voluti o supportati dai reali di Francia.
Una dinastia che a conti fatti ha regnato davvero poco (solo 176 anni prima dell’avvento degli Aragonesi), ma che ha dato un enorme contributo alla città: durante il regno di Carlo I, Carlo II, Roberto e Giovanna la città crebbe e si arricchì, grazie al lavoro non soltanto di maestranze italiane, ma anche d’oltralpe, venute nel Mezzogiorno italiano proprio al seguito della casa regnante. Qui troviamo infatti i nomi di Giotto, Lello da Orvieto, Simone Martini, Pacio e Giovanni Bertini, affiancati a grandi nomi europei come quelli degli architetti Pierre d’Angicourt e Jean de Toul. I nuovi apporti linguistici, portati nell’Italia meridionale direttamente dalle maestranze transalpine al seguito di Carlo I d’Angiò e della sua corte, aggiornano un linguaggio artistico già ben consolidatosi durante l’illuminato e accorto regno federiciano. Un lavoro che non si attesta soltanto a Napoli, ma che vede cantieri in opera in molte parti del Meridione e che culminano nella decisione, per la prima volta, di spostare a Napoli la capitale del Regno, scelta che effettivamente resterà invariata sino all’Unità d’Italia.
Caratteristica di quest’epoca è senz’altro la produzione di manufatti delle cosiddette “arti minori” che proprio nel Medioevo raggiungono l’apice del loro splendore. Oggetti di lusso in metallo prezioso che da domani, 11 Ottobre 2014, potranno essere ammirati nella mostra “Ori, argenti, gemme e smalti della Napoli angioina – 1266-1381″, allestita presso il Museo del Tesoro di San Gennaro (Via Duomo 149) e visitabile fino al 31 dicembre. La mostra, ideata nell’ambito del Forum Universale delle Culture, è stata curata da Pierluigi Leone de Castris, affiancato da un comitato scientifico di tutto rispetto: Ferdinando Bologna, Paola Giusti, Maura Picciau, Fabrizio Vona.
Saranno esposti accanto ai reliquiari del busto e del sangue di San Gennaro, pezzi di straordinaria bellezza: dalla croce gigliata donata da Carlo II alla Basilica di San Nicola di Bari alle preziose mitre con perle e con smalti di Scala e di Amalfi; dai pastorali di Atri e di Sorrento alla capsula in oro a forma di foglia di vite oggi al Museo di Cividale, realizzata come bomboniera in occasione delle nozze dell’angioino Filippo di Taranto con Tamara di Epiro; dalle oreficerie toscane commissionate nel 1317 per la canonizzazione di San Ludovico, come la croce stazionale di Santa Vittoria in Matenano, alla cassettina profana con stemmi angioini e decori naturalistici di Todi; dai sigilli dei vari sovrani di Napoli ai reliquiari di Santo Stefano e di San Ludovico, oggi a Capri e al Louvre, per loro realizzati dagli orafi toscani Pietro di Simone e Lando di Pietro.
Una mostra imperdibile, sia per addetti ai lavori, che potranno avere l’occasione di studiare questi oggetti, finalmente riuniti insieme, sia per i semplici amatori, che resteranno certamente affascinati dallo splendore di queste vere e proprie opere d’arte. Un motivo in più per conoscere e apprezzare la storia di Napoli.
Orari di apertura: lunedì-martedì-giovedì-venerdì-sabato, ore 10,00 – 18,00 (chiusura biglietteria ore 17,30) domenica (e 24 – 25 – 31 dicembre), ore 9,30 – 14,00; festivi ore 9,30-17,30 mercoledì, riposo settimanale
Costo biglietto entrata museo: euro 3,00
Informazioni e biglietteria: 081 294980 –info@museosangennaro.com
Inaugurazione: domenica 12 ottobre 2014, ore 11.30
Antonella Pisano