Siamo al 70esimo minuto di Milan – Napoli, di quella che, negli anni ’80, era la partita per eccellenza, quella che opponeva Maradona a Van Basten, tanto per citarne due presi a caso. Tuttavia l’atmosfera è molto cambiata, perché il Milan sta perdendo 3-0 per mano di un Napoli ai limiti della perfezione e San Siro si sta lentamente svuotando in religioso silenzio. Fischi in questi anni ne abbiamo sentiti, ma la Scala del Calcio che si svuota con altri 20′ da giocare no, non l’avevamo ancora vista.
Eppure sembrava dovesse essere la stagione della rinascita per i rossoneri. L’ingresso di Mr. Bee in società aveva portato nelle casse del Milan una disponibilità economica che non si aveva dall’anno delle cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva al PSG. In più, l’arrivo di Mihajlovic, era stato visto di buon occhio dalla tifoseria, che vedevano nell’ex tecnico della Samp l’uomo giusto al momento giusto, capace di ridare grinta ad una squadra troppo svogliata negli ultimi anni.
Si arriva così alla sessione di calciomercato estiva, con il Milan assoluto protagonista, presente in ogni voce di mercato e su ogni giocatore di rilievo disponibile. Si passa da Kondogbia a Romagnoli, arrivando addirittura a parlare del ritorno di Ibra con i rossoneri. I primi acquisti arrivano abbastanza in fretta: vengono annunciati Luiz Adriano (8 milioni), Bertolacci (20 milioni) e Carlos Bacca (30 milioni). Successivamente il Milan vincerà anche il duello col Napoli per Romagnoli (anche lui arrivato per 30 milioni), continuando però ad essere presentissimo sul mercato in ogni trattativa.
Le cose però non sembrano andare per il verso giusto. Kondogbia passa all’Inter per 35 milioni, Abdennour non può arrivare perchè L. Adriano ha occupato l’ultimo posto disponibile per gli extracomunitari, Witsel sembra lontanissimo e inseguire Ibrahimovic pare abbia portato ad una “promessa” del gigante svedese, che potrebbe tornare in rossonero semmai volesse lasciare Parigi, nulla di utile per il presente insomma.
Il Milan si è trovato così in una posizione piuttosto anomala, perché finché non si poteva spendere, era giustificabile non poter competere con altre società per i top player, ma quest’anno i rossoneri hanno dovuto guardare in faccia alla realtà: il nome Milan non basta più per attirare i giocatori, ci vuole anche un progetto vincente e quello non c’è.
Galliani e co. hanno così ripiegato su Kucka; sull’ingresso in prima squadra di giovani come Ely e Calabria; sul ritorno di Niang; sulla conferma di Mexes, Zapata, de Jong e Cerci e, dulcis in fundo, su Mario Balotelli, che dopo la stagione da horror con la maglia del Liverpool, è tornato in maglia rossonera.
Se il mercato però è andato male, la stagione sta andando anche peggio. 7 partite giocate e 9 punti fatti, due in meno della tanto criticata gestione Inzaghi, visto come la causa di tutti i problemi del Milan. Almeno un gol subito in ogni partita, con la squadra che sembra essere in campo senza una precisa idea di gioco, senza un’identità vera e propria. I quasi 90 milioni spesi per i primi 4 acquisti hanno lasciato il Milan scoperto in altri ruoli, dove la mancanza di titolari e di riserve adeguate si fa sentire.
Esonerare Mihajlovic, metterebbe 4 tecnici (Seedorf, Inzaghi, il neotecnico e appunto Sinisa) sul libro paga dei rossoneri, cosa mai successa nella storia del club. Forse non è nemmeno la soluzione adatta, perché, purtroppo per i tifosi, bisogna accettare che è questo il Milan di oggi: non più una grande del calcio ma una squadra in ricostruzione. E intanto San Siro continua a svuotarsi..
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Andrea Esposito