“Risveglio in caserma. Per me Napoli da otto anni è questo: caserma e tribunale”. Sono queste le parole dello scrittore-vittima più ambito dalla malavita. Gli aggiornamenti riguardo i suoi movimenti pervengono a noi tramite l’uso dei social network e questo riguarda stamane: l’autore di Gomorra si è avviato in tribunale per il processo dinanzi alla Terza sezione penale per le minacce ricevute da Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, i quali si trovano in aula insieme alla loro difesa.
In attesa dell’inizio del processo Saviano dice: “Ed eccomi qui, nella stanzulella dove ogni volta aspetto che inizino le udienze. Tra queste quattro mura ormai mi sento a casa. Ogni tanto entra un giornalista. Più raramente un amico venuto a darmi coraggio.”
Ancora un aggiornamento dall’aula, corredato di foto.
Il processo prende gli inizi e l’aula 116 del Palazzo di Giustizia è gremita.
Un nome, Cesare Sirignano (PM antimafia), rappresenta la pubblica accusa mentre la richiesta per la condanna ad 1 anno e 6 mesi era stata avanzata in precedenza dal procuratore della DDA, Antonello Ardituro, nei confronti di Bidognetti, Santonastaso e D’Aniello (quest’ultimi due ex-avvocati difensori di Antonio Iovine). Tale condanna è stata poi soggetta a richiesta di assoluzione per Iovine, per insufficienza di prove.
“Sono da condividere molte iniziative dello scrittore Saviano e lo spirito con cui si batte, ma qui, in questo processo, noi pretendiamo che valgano le regole del processo – dice l’avvocato Rizziero Angeletti, difensore dell’avvocato Santonastaso – Quell’istanza di remissione fu un’azione processuale e non un atto di violenza o prevaricazione. Pretendiamo che qui si applichino le regole del processo. Quindi non era un atto di ‘fuorigioco’, tantomeno di violenza verbale o minacce. Ma qui norme e regole non sono valse, per alcuni magistrati dell’ufficio della pubblica accusa”.
Angeletti continua dunque la sua arringa svalutando l’azione in corso del Tribunale affermando che quest’ultima avrebbe dovuto essere appannaggio del “Tribunale competente di Roma”, a suo avviso.
Come sferzata finale Angeletti ha teso ad attaccare ironicamente Saviano sporgendolo verso un margine di assoluzione dalla minaccia, a suo discapito, concludendo con le seguenti parole: “Le difese, contrariamente a quanto detto dal PM nella sua requisitoria, non sono state né grezze né sciatte e non è vero che hanno raggiunto risultati sterili. Io, signori giudici, ho riletto quell’istanza di remissione. e non ho trovato nessuna accusa, nessuna minaccia.”
Il processo per Saviano ha importanza fondamentale, e ce lo chiarisce attraverso queste parole: “Come mi sento? Sono in ansia. Perché questo è un processo epocale. E perché attendo questa sentenza da anni”. Inoltre aggiunge che questo è un processo unico, in quanto sarebbe la prima volta in cui vengono accusati i vertici di un’organizzazione.
Fabrizio Consiglio