Nello scorso numero di “Pianeta Manga”, in seguito alla conclusione di “Naruto”, abbiamo iniziato una sua attenta analisi volta ad illustrarne, in maniera del tutto imparziale, pregi e difetti. Per facilitare le cose il manga è stato suddiviso in tre macroparti, indicate rispettivamente dai termini “Ascesa”, “Apice” e “Crollo” che ne identificano le caratteristiche essenziali.
Nell’analisi della prima parte di “Naruto” abbiamo riscontrato un ottimo inizio, caratterizzato da personaggi a tutto tondo, narrazione dal ritmo serrato, scontri estremamente tattici ed un continuo fiorire di tematiche sempre attuali ed in grado di catturare l’interesse del lettore. Oggi ci soffermeremo sulla sezione successiva.
La seconda parte della storia corrisponde grossomodo ai volumi che trattano gli avvenimenti successivi allo scontro tra Sasuke e Naruto alla Valle della Fine ed antecedenti allo scoppio della Quarta Grande Guerra Ninja, punto in cui il manga subisce un vero e proprio crollo. Ho indicato questa sezione di “Naruto” con il termine “Apice”, poiché in essa si raggiungono, in particolare con lo scontro tra Sasuke ed Itachi e le successive rivelazioni di Tobi, le più alte vette del manga, sia per quanto riguarda gli intrecci narrativi che la caratterizzazione dei personaggi, giungendo inoltre ad un grado di coinvolgimento emotivo del lettore nettamente superiore al resto dell’opera.
La sezione si apre con una saga buona, ma non eccelsa, che mira a far familiarizzare il lettore con le nuove capacità sviluppate dai personaggi dopo il timeskip senza però annoiarlo; a questo scopo l’immediata discesa in campo della potente organizzazione criminale denominata Akatsuki, già nominata più volte nella prima parte del manga. Quest’ultimo dettaglio è tutt’altro che insignificante, dato che dà all’opera una marcia in più; troppi autori infatti aggiungono nuovi nemici praticamente dal nulla, come se essi non fossero esistiti prima della loro apparizione, errore che Kishimoto evita accuratamente.
Ad una conclusione un po’ dubbia del primo arco narrativo, con la resurrezione di Gaara grazie al sacrificio della vecchia Chiyo, segue un’altra saga non entusiasmante, nella quale l’unica nota positiva è data dal confronto tra un cinico Sasuke ed un Naruto deciso a riportarlo a casa ad ogni costo. Nettamente bocciato il personaggio di Sai, introdotto per prendere il posto di Sasuke nel Team 7, ma incapace di accattivarsi le simpatie del pubblico.
Con l’arrivo di Hidan e Kakuzu però le cose cambiano e la qualità ricomincia a salire consegnando al lettore uno stupendo affresco sull’amore filiale, rappresentato dalle figure di Shikamaru ed Asuma. La morte di quest’ultimo per mano dell’Akatsuki spinge infatti il giovane ad un processo di crescita interiore notevole, culminato in una vendetta brutale e dolorosa, ma rischiarato anche dal ruolo di guida che egli decide di assumersi nei confronti del figlio non ancora nato del maestro che aveva amato come un secondo padre. Interessante e ben gestita anche l’uccisione di Orochimaru per mano di Sasuke, abbastanza in gamba da anticipare il maestro prima che questi possa rubargli il corpo.
Lo scontro tra Sasuke e Deidara, probabilmente il più tattico dell’intero manga, delizia ancor di più il palato degli appassionati preparandoli alla dolorosa morte di Jiraiya per mano di Pain, in un turbinio di ricordi, rimpianti ed eroismo mancato talmente reali da far accapponare la pelle; alla resa dei conti emerge che anche il grande ninja leggendario è solo un uomo come gli altri, perfino più triste e solo, che nell’ultimo messaggio inviato prima della fine cerca il riscatto della sua intera esistenza. Dopotutto una vita, esattamente come un libro, non può essere giudicata prima di averne letto l’ultima pagina.
Il crescendo di aspettative dei fan di “Naruto” raggiunge il suo climax nel tanto atteso scontro tra Itachi, dipinto come un mostro che ha lasciato in vita suo fratello unicamente per rubargli gli occhi in modo da evitare la cecità, e Sasuke, aspirante vendicatore che tutto ha sacrificato in vista di quest’unico momento. La battaglia, molto avvincente e dal ritmo serrato, termina con la morte di Itachi a causa dell’eccessivo affaticamento unito agli effetti di una malattia debilitante che da lungo tempo lo accompagnava. Sasuke dovrebbe essere felice e soddisfatto, eppure dentro di lui c’è soltanto il vuoto; ed è a questo punto che l’imprevedibile accade. Tobi, antagonista mossosi nell’ombra fino a quel momento, rivela al giovane la verità su suo fratello: costretto a sterminare il clan Uchiha per il bene del Villaggio della Foglia, che esso progettava di attaccare dando il via ad una tremenda guerra civile, Itachi non aveva però trovato la forza di uccidere il giovane Sasuke a causa del loro profondo legame, dandogli invece l’obiettivo di eliminarlo per renderlo un eroe amato da tutti nonché abbastanza forte da proteggersi da coloro che avevano impartito ad Itachi l’ordine fatale. Morire interpretando la parte del malvagio era dunque soltanto l’ultimo atto di uno sconfinato amore nei riguardi del proprio fratello. E con questa sconvolgente rivelazione e tutte le sue conseguenze “Naruto” raggiunge il suo punto più alto.
Le saghe successive seguono un andamento altalenante, passando da piccoli capolavori come l’assalto di Pain a Konoha, del quale soltanto il finale risulta criticabile, ad archi narrativi più modesti come il meeting dei Kage. Gli scontri sembrano in parte perdere la loro componente tattica, come avviene ad esempio nel combattimento tra Sasuke e Killer Bee, ma a tratti paiono ritrovarla, come nella lotta tra lo stesso coprotagonista e Danzo, mandante principale dello sterminio degli Uchiha. Queste parti però, nonostante la loro difformità, possono essere comunque inserite a pieno titolo nell’”Apice” dato che il calo qualitativo, sebbene presente, non è affatto sufficiente a parlare di un crollo o di un imbruttimento del manga, come invece accadrà con l’ultima saga.
L’”Apice” però, nonostante la sua bellezza, non è esente da difetti, il principale dei quali è la messa in secondo piano di molti ninja apparsi nella prima parte del manga, relegati al rango di comparse. Troppo spesso inoltre i nuovi personaggi introdotti in questa sezione non godono dell’approfondimento psicologico e della fine caratterizzazione di quelli dell’”Ascesa”. Ciononostante il giudizio sull’”Apice” resta nettamente positivo, dato che le sue qualità superano nettamente i difetti, consacrandolo a tutti gli effetti come la parte migliore di “Naruto”.
Nel prossimo numero di “Pianeta Manga” concluderemo la nostra trattazione affrontando il “Crollo”, chiedendoci se, in seguito ad esso, il manga possa ugualmente essere considerato un prodotto di qualità o subisca uno snaturamento tale da divenire solo una pallida ombra di ciò che avrebbe potuto essere.
Alessandro Ruffo