La riproposizione in TV dei film della saga firmata J. K. Rowling fa tornare d’attualità l’impatto che Harry, Ron, Hermione e gli altri personaggi dell’universo potteriano hanno avuto sulla generazione dei millennial.
Il mondo della lettura
Il 26 giugno del 1997 nelle librerie del Regno Unito usciva “Harry Potter and the Philosopher’s Stone“. Questo è il momento esatto in cui una generazione di ragazze e ragazzi ha iniziato ad appassionarsi alle avventure di un ragazzo orfano e infelice che scopre solo a 11 anni di essere un giovane mago. Un mago che ha sconfitto il male, che a un anno è sopravvissuto all’Anatema che uccide (Avada Kedavra, che non lascia scampo), e che per questo per tutti è The Boy Who Lived – Il ragazzo che è sopravvissuto. Si apre così la saga: ci sono gufi, lettere di ammissione alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, bacchette magiche, incantesimi, pozioni, animali fantastici. Chi tra il ’97 e il ’98 (anno in cui Salani ha pubblicato il primo titolo, in italiano, Harry Potter e la Pietra Filosofale) aveva tra gli 8 e gli 11 anni (ma anche chi ne aveva pochi o molti di più!) ha trovato un nuovo amico e un’avventura letteraria che non lo ha più abbandonato. E sono loro a essere letteralmente cresciuti con questa saga: i libri sono strutturati in modo tale da “diventare grandi” assieme ai lettori. Dal primo all’ultimo romanzo il pubblico si appassiona alla storia, va avanti, si affeziona ai protagonisti perché c’è tutto: amore, amicizia, dolore, crescita, speranza, bene contro male. E dietro a questa epopea c’è un nome: J.K. Rowling. La “madre” di Harry Potter, colei che è riuscita a inventare questo universo magico, che ha scritto sette libri che hanno venduto più di 500 milioni di copie, tradotti in 80 lingue, trasposti in otto film, c’è lei dietro a tutto questo e agli insegnamenti che ha lasciato ai lettori.
I motivi per cui Harry Potter ha cambiato le nostre vite
Harry Potter ha introdotto un’intera generazione al mondo della magia anche grazie ai film. Il pubblico si è appassionato alle pozioni, alle scope volanti, alle bacchette, rimanendo incantato da quel mondo magico di cui ormai si sente parte. E infatti ogni Potterhead – a prescindere dall’età – aspetta trepidante la lettera per Hogwarts, ogni estate. Così come ogni Potterhead che si rispetti ha provato test su test (non solo Pottermore) per scoprire a quale casa appartiene: Grifondoro, Corvonero, Tassorosso (diventato poi Tassofrasso, con la nuova traduzione di Stefano Bartezzaghi) e Serpeverde.
Se c’è poi una cosa che J.K. Rowling ha insegnato ai suoi lettori è che bisogna contare sui propri amici: Harry Potter preferirebbe morire pur di non mettere in pericolo la vita dei suoi amici – in particolar modo di Hermione e Ron – ma dopo sette anni riesce a capire come non solo sia necessario coltivare l’amicizia giorno per giorno, ma anche che è un punto di forza avere qualcuno cui affidarsi e di cui fidarsi nei momenti più bui e complicati.
Ma Harry Potter non ha solo cambiato e plasmato i gusti dei giovani e meno giovani della fine degli anni ’90. Quello che ha fatto è stato accompagnare i lettori per 10 anni: quella che inizialmente sembrava una innocua storia di magia in cui il cattivo era spaventoso sì ma non così forte, si è via via trasformata in una narrazione sempre più cupa e matura, dove gli eroi devono affrontare e sconfiggere un male assoluto che mette in pericolo la libertà non solo nel mondo magico ma anche nel mondo dei Babbani (persone prive di poteri magici che non provengono da una famiglia di maghi). Sono molto poche le storie che hanno saputo rappresentare, spesso addirittura anticipandolo, il crollo della nostra società negli ultimi 20 anni: Harry Potter è una parabola che parla di diversità, unione, condivisione, accettazione dell’altro diverso da sé, che oppone i valori della libertà a quelli della tirannia. I lettori della saga, secondo un articolo pubblicato sul Journal of Applied Social Psychology intitolato “La più grande magia di Harry Potter: combattere il pregiudizio”, risultato di una ricerca condotta da un team di psicologi e sociologi italiani e anglosassoni provenienti dalle università di Modena e Reggio Emilia, Padova e Greenwich, sono più sensibili alle cause degli immigrati, dei rifugiati e delle persone omosessuali. Lo scopo di questa ricerca era proprio quello di capire se una serie così popolare di libri potesse modificare l’atteggiamento mentale e comportamentale di bambini e ragazzi nei confronti di categorie considerate generalmente diverse dalla società. Dopo aver fatto leggere a bambini e ragazzi alcuni passaggi delle avventure dei mago, durante la discussione con loro si è testato il livello di identificazione su una scala graduale che andava da Harry a Voldemort. In tutte e tre le fasi dello studio, in scuole e università italiane e britanniche, la maggior parte dei ragazzi si è immedesimata in Harry e si è espressa a favore di idee di accoglienza e uguaglianza; la conclusione dei ricercatori è che un fantasy come Harry Potter possa aiutare i ragazzi a interiorizzare idee inclusive.
Dopo più di 20 anni possiamo affermare che Harry Potter è la nostra eredità magica, da tramandare alle nuove generazioni. Si apre un libro, si guarda al diverso, si sorride, per combattere insieme le brutture del mondo. Expecto Patronum!
Valentina Cimino