L’incubo è finito. La Francia si risveglia sollevata ma in lacrime. La nazione, da nord a sud, si è catapultata in strada per un abbraccio collettivo che va al di la di qualsiasi diversità. Il grido è unico “Nous sommes tous Charlie”, gli slogan anche “Vivre ensemble, libres, égaux et solidaires”, “Liberté”. Con un’unica canzone nella mente, “Ma liberté” scritta da Serge Reggiani, il popolo francese si è dato apputamento, uno dei più importanti degli ultimi anni.
Erano 100.000 ieri, e questa volta non sono ne implicati per fermare azioni terroristiche ne tantomeno uniti per i festeggiamenti di una giornata di culto religiosa ma bensì uniti per riprendersi la libertà. E’ solo un assaggio di quello che accadrà oggi, domenica 11 gennaio a Parigi, tra le strade ricoperte dal terrore. Oltre i comuni cittadini, nella giornata di oggi sfileranno anche le massime autorità e i leaders europei.
Tra di loro, però, non ci sarà il numero uno del partito d’estrema destra Front National poiché “non ufficialmente invitata”. In un post, Marine Le Pen, ieri ha avvertito i militanti del partito : “Domani manifestate nelle provincie ma non prendete parte alla marcia organizzata nella città di Parigi”. Lei infatti, manifesterà tra le strade di Beucaire, comune francese situato nel dipartimento di Gard dove, nel marzo 2014 è divenuto sindaco Julien Sanchez, esponente del partito FN. Il papà, Jean-Marie, aveva già messo tutti in guardia. In un post, aveva detto che quella di domenica sarebbe stata una manifestazione organizzata per volere dei media aggiungendo un secco “Mi scuso, ma io non sono charlie”.
Per il momento però, secondo le stime della polizia, 80.000 sarebbero le persone scese in strada a Tolosa, la città rosa che non ha mai dimenticato il terribile attentato alla scuola ebraica nel 2012 per mano di Mohamed Merah. 23.000 nella quinta città di Francia, Nizza. 30.000 manifestanti invece a Pau, la cittadina che conta 80.000 abitanti. A Nantes poco più di 30.000, a Orleans 22.000, a Caen 6.000 e molti altri nel resto della Francia. Nel momento del bisogno, la Francia ci insegna, come si resta uniti, solidali e forti verso qualcosa che ci viene negato.
Giuseppe Ianniello