Tutti gli attori istituzionali, politici e amministrativi, toccati dall’ennesimo scandalo della sanità campana, quello dei pazienti curati sul pavimento dell’ospedale di Nola, si sfidano in queste ore in duelli mediatici incrociati.

Nonostante l’ordinaria follia della gestione dei presidi sanitari regionali, probabilmente gli scontri che stanno andando in scena da 48 ore hanno pochi precedenti. Stavolta, del resto, il fatto è particolarmente grave e altrettanto notevoli sono le polemiche che alcune reazioni, specialmente quelle del Presidente della Regione De Luca, hanno suscitato. De Luca, quasi subito dopo aver appreso della diffusione delle foto scattate nella corsia del pronto soccorso nolano, che ritraevano anziane pazienti curate direttamente sul pavimento, aveva chiesto il licenziamento di tre dei medici dell’ospedale con attribuzioni dirigenziali: il responsabile del pronto soccorso Andrea Manzi, il capo dell’area Emergenza Felice Avella e il direttore sanitario Andrea De Stefano. Annunciando la linea dura, in concomitanza con le prime indagini dei Nas che intendevano accertare irregolarità e inefficienze nella gestione del sovraffollamento, Palazzo Santa Lucia riteneva probabilmente di condurre un'”operazione trasparenza” che, in collaborazione coi manager delle ASL, si aspettava che sarebbe stata apprezzata da istituzioni e opinione pubblica.

In realtà, si è verificato il contrario e il vento ha subito preso a tirare contro la presa di posizione di De Luca. Innanzitutto, ben lontana dal colpevolizzare i medici per le cure sul pavimento (è periodo, questo, di freddo intenso e picco di influenza, che induce soprattutto anziani e affetti da gravi patologie a rivolgersi all’ospedale per cure d’urgenza spesso indispensabili), l’opinione pubblica ha anzi esaltato gli operatori sanitari, ritenuti veri eroi nell’emergenza: su quest’onda emozionale, inoltre, quotidiani come Repubblica pubblicano oggi le interviste alle pazienti ritratte nella foto choc, che si dicono grate a medici e infermieri per la tempestività del loro intervento, pur se sul pavimento del pronto soccorso. Del resto, anche la prima reazione dei sanitari all’iniziativa “repressiva” di De Luca era stata, in sintesi, «meglio curare sul pavimento che rimandare a casa». Insomma, come si legge in queste ore sui social networks, “Je suis i medici di Nola“. Un’iperbole, certo, che però trova d’accordo anche i sindacati di categoria, i quali invitano a fare chiarezza sulle responsabilità politiche e istituzionali, piuttosto che provvedere all’allontanamento dei medici.

Consapevole, a questo punto, dell’onda lunga emozionale che si stava abbattendo su De Luca, anche il Ministro della Salute Lorenzin si è decisa per uno smarcamento piuttosto ruvido dalle posizioni del Presidente della Regione: con accuse di inefficienza al sistema – sanità della Campania e inviti allo stesso di «darsi una svegliata», la titolare del dicastero ha affermato: «il problema vero di una Sanità che, specie in alcune aree del Sud, non gira come dovrebbe non sono certo i medici della prima linea, quelli che hanno il problema e il dovere  di assistere le persone in qualunque condizione data, anche le più avverse. Il problema sta nella mancata  organizzazione: nella capacità o incapacità di direttori generali e manager di organizzare presidi e servizi. E di monitorare quello che accade». In sostanza, il Ministro l’ha buttata in politica: il problema è organizzativo, quindi amministrativo, quindi di chi deve gestire la sanità regionale e, di conseguenza, l’ospedale di Nola e il suo sovraffollamento. Segue, nel ragionamento della Lorenzin, dettagliato excursus sui metodi per sbloccare i cosiddetti «posti letto tecnici», che servirebbero per tamponare emergenze come queste, se solo ci fosse un dirigente capace di farlo con tempestività e sfruttando una gestione centralizzata dei nosocomi.

Ma, se il problema è amministrativo, chi ne sono i responsabili? Lorenzin afferma che «la responsabilità, se c’è, è apicale»; apicale nella dimensione regionale, chiaramente. Chi sono i vertici della sanità, nella Regione Campania? Chi è che deve «darsi una svegliata»? Nell’inverno passato, la Regione subì il commissariamento della sanità da parte del Governo: il titolare della funzione, Joseph Polimeni, nonostante la riuscita approvazione del Piano Regionale (quello, per intendersi, che aveva intenzione di razionalizzare proprio il numero di pronto soccorso, punti nascita e, in generale, reparti più o meno doppione negli ospedali della Campania) è stato però costantemente in scontro proprio con il Presidente della Regione De Luca. Il quale, dal canto suo, ha ribadito per mesi che, con un settore così importante della politica regionale coperto da un commissariamento, non si andava da nessuna parte, e auspicato (apparentemente con successo, visto che è da dicembre che ciò sembra cosa fatta) che la responsabilità della gestione sanitaria fosse restituita ala Giunta e, in particolare, a lui in persona. Dunque, come sostiene la Lorenzin, sarà pur lecito attendersi «dalle autorità preposte della Campania che lavorino sulla attuazione dei piani», ma sarebbe bene anche comprendere, una volta per tutte e magari portando un po’ di pace istituzionale, quali siano e quali debbano essere in futuro queste autorità. Fermo restando che, con una mossa politica piuttosto furba e rifuggendo dalla tentazione di uno scontro frontale col Ministro in un momento tanto delicato, De Luca ha ribadito che, se è necessario darsi una mossa, ce la si dia innanzitutto restituendo alla Campania la titolarità del potere decisionale sulla propria sanità prima ci liberiamo del groviglio burocratico prima risolviamo i problemi»).

Tutto chiaro, allora? All’origine delle cure sul pavimento a Nola c’è un problema amministrativo che tocca solo i vertici regionali della sanità? Possibile, probabile, ma non solo, secondo la direttrice della ASL Napoli 3, Antonietta Costantini: «Nola ha il più alto grado di assenteismo ed esenzioni per legge 104 di tutta la mia ASL». Che ci siano dunque effettivamente problemi organizzativi che dipendono anche dal personale sanitario sarà l’autorità giudiziaria ad accertarlo. Del resto, inchieste e azioni legali sono annunciate da più parti, dal Comune di Nola, che ha annunciato che si costituirà parte civile contro i responsabili individuati all’interno dell’azienda sanitaria, a Noiconsumatori, il cui rappresentante, l’avvocato Pisani, promette una class action.

Per fortuna, ad alleviare la tensione e a strappare, con garbo, un sorriso ci pensa il sindaco di Napoli e della Città Metropolitana De Magistris, che non si fa mancare occasione per pungolare De Luca, con cui il rapporto è notoriamente difficile, e che si produce in una freddura irrinunciabile: «Aveva detto mai più barelle negli ospedali. È stato di parola: via le barelle e i malati tutti giù per terra». Segue risposta infuriata del vice di De Luca, Bonavitacola, che invita De Magistris a pensare alle sua «nullità amministrative».

Ludovico Maremonti

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