Proprio mentre Barack Obama stringe la mano a Raul Castro, che a breve incontrerà in privato nel quadro della Conferenza degli Stati Americani di Panama, gli altri politici americani non stanno a guadare, e da una parte e dell’altra si affollano i prossimi contendenti della Casa Bianca. Sul fronte interno è ormai certa la notizia che Hilay Clinton si presenterà ancora una volta agli elettori democratici per chiedere una candidatura alla presidenza degli Stati Uniti D’America. La notizia gira in realtà da qualche anno, ma diverrà ufficiale domenica a mezzogiorno, con un video che farà in breve tempo il giro della rete. First Lady, senatrice, Segretario di Stato e gigante della politica americana, una donna d’esperienza politica ed istituzionale che tenta di raggiungere quell’ultimo scalino che manca per la coronazione di una grande carriera, ad un’età importante come i 67 anni. La campagna elettorale sembra già impostata proprio sull’immagine di Hilary Clinton come “la nonna d’America“, come una figura di garanzia in grado di allentare le tensioni sociali, e riuscire a ridurre il consistente dislivello tra le le fasce più basse della popolazione ed i grandi ricchi, che già più volte ha fatto gridare agli americani “Occupy Wallstreet!“. Ed è proprio a questo che l’ex Segretario di Stato quando, riferendosi alla sua nuova nipotina, scrive “Sono più convinta che mai che il nostro futuro nel 21esimo secolo dipende dalla nostra capacità di assicurare che un bambino nato sulle colline di Appalacchia o del Delta del Mississipi o della Grande Valle del Rio abbia le stesse possibilità di successo di Charlotte“. Hilary sembra dunque già pronta a sfidare i possibili avversari interni, ancora pochi in realtà, ed i numerosi avversari esterni che già si affacciano alla presidenza. Ed ecco che dopo il video di domenica inizierà una serie di incontri sul territorio, piccoli convegni in cui Hilary Clinton inizierà a rispondere ai grandi temi della campagna elettorale. E se l’ex Segretario di Stato è generalmente ben visto dall’opinione pubblica, sa pure che il rischio di apparire come un candidato troppo istituzionale (è pur sempre la moglie di un ex Presidente, ed ha preso parte alla prima amministrazione Obama) è dietro l’angolo. L’idea sarebbe quella di ricreare le condizioni che nel 2001 la portarono a diventare senatrice, ripartire dal proprio quartier generale, New York, per cercare di dimostrare la propria voglia di lottare per ogni singolo voto, di sudare in questa campagna come una libera donna americana e non come un altisonante nome portato avanti dai potenti. Che riesca ad apparire o meno come una figura familiare agli americani non è semplice dirlo, di certo c’è che questa corsa alla Casa Bianca costerà ad Hilary Clinton e ai suoi finanziatori, la non modesta cifra di circa 2,5 miliardi di dollari e si parla ancora di cifre indicative. A preoccupare la Clinton comunque non sono tanto le primarie del Partito Democratico, in cui non sembrano esserci avversari degni di nota e c’è pure chi sostiene che il partito potrebbe decidere di andare compatto su di lei per mostrarsi forte ed unito, quanto il lato repubblicano dove tanti nomi di spicco sono già pronti a recuperare quella poltrona su cui un repubblicano non siede dai tempi di George W. Bush. Trai tanti e temibili competitors leggiamo i nomi di Ted Cruz, Rand Paul e Jeff Bush. Caso curioso: due grandi famiglie americane potrebbero nuovamente fronteggiarsi, nel solco di una politica vissuta come un “family business“, Hilary punta a riacciuffare la poltrona di Bill, mentre Jeb Bush aspira ad essere il terzo Bush a farsi chiamare “mr President“.
Antonio Sciuto