Il 10 giugno 2017 si è concluso l’ Oven Festival, evento legato al Centro di poesia di Bologna. È stato inaugurato l’8 giugno, con la cerimonia del Premio LILEC per la traduzione poetica, nella quale è risultata vincitrice Monica Puleo per la sezione A (premio per libri editi da gennaio 2015 a dicembre 2016) con la sua versione dal nederlandese di Awater di Martinus Nijhoff (Raffaelli Editore, Rimini 2016). In ex aequo per la sezione B (premio traduzione eseguita da studenti) Laura Pillon con la sua traduzione dal polacco della poesia di Norwid, “W Weronie” e Thi Hòa Evangelisti che ha volto in italiano la poesia “Der Astronom”, di Durs Grünbein.
Tra giovedì e venerdì hanno avuto luogo anche le premiazioni del Violani Landi. Jean-Pierre Lemaire si è aggiudicato il Premio Speciale alla carriera internazionale, Giampiero Neri quello alla carriera italiana; a Pietro Russo, autore di “A questa vertigine”, è stato consegnato il premio per la miglior opera prima e a Emanuela Rizzuto il premio opera inedita con “Storia di una cattedrale”. Gaia Giovagnoli ha vinto il Certamen, il concorso poetico degli studenti dell’ateneo di Bologna.
Abbiamo intervistato Riccardo Frolloni, uno degli organizzatori del festival.
Come spiegheresti che cos’è l’Oven a chi non vi ha mai partecipato?
«Oven è un festival di poesia. Questa sarebbe una risposta facile. Per fortuna Oven è molto di più: è un progetto, un lavoro, una crescita, un compleanno. Oven è organizzato dal Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna; ma che significa? Significa un gruppo di ragazzi, di giovani poeti, appoggiati da un Direttivo di professori e di poeti affermati, che organizza reading anche di stampo internazionale, premiazioni, incontri, laboratori di poesia, scambi. Oven è un traguardo, la conclusione di un progetto che si svolge lungo tutto l’anno accademico, che punta a creare un gruppo compatto di promesse poetiche, che prova ad abbracciare sempre più ragazzi e ragazze che si affacciano alla poesia. Oven significa crescita perché questi ragazzi, me compreso, sono passati per il Centro, hanno creato Opere nei loro anni di formazione presso il Centro, pubblicano libri, si formano intellettuali, critici, professori. Il Centro di Poesia è un porto, una stazione ferroviaria, tutti passano di qui, tutti ci devono fare i conti, alcuni restano, altri vanno, lasciano un’impronta, e questo 2017 segna il ventesimo compleanno di questa soglia.»
Parlando dell’Oven di quest’anno, per la prima volta ne sei stato organizzatore, giusto? Ti ritieni soddisfatto del risultato?
«Sì, questo è il primo anno che il Centro dispone di un Comitato di Direzione formato da Ivonne Mussoni, Giuseppe Nibali e il sottoscritto. Mi ritengo personalmente soddisfatto del risultato, i nostri ospiti sono stati eccezionali: Jean-Pierre Lemaire e Giampiero Neri, ma anche Emanuela Rizzuto e Pietro Russo; sono i nomi dei vincitori del Premio Elena Violani Landi, che trovano ad Oven lo spazio per le loro premiazioni e reading. La risposta è stata buona, abbiamo avuto più di 60 iscritti al Certamen, la sfida poetica degli studenti universitari. Hanno risposto positivamente anche professori, artisti e gruppi di ricerca: il prof. Emilio Varrà dell’Accademia delle Belle Arti, che ha tenuto un incontro emozionante sul rapporto immagine-parola, l’artista della luce Mario Nanni ed il centro di ricerca PENS, che ci ha raggiunti dal Salento. Ma soprattutto il calore, l’entusiasmo, quella dei collaboratori del Centro, tutti ragazzi fantastici che ci hanno supportato in ogni momento, dobbiamo moltissimo al loro lavoro volontario. Tutti gli eventi del Centro sono gratuiti ed il nostro lavoro è ripagato solo dalla soddisfazione di poter creare qualcosa di così importante.»
Dato che metti in stretta relazione l’Oven festival con il Centro, mi viene da farti una domanda. Dicevi prima che “il centro di poesia è un porto, una stazione ferroviaria, tutti passano di qui, tutti ci devono fare i conti.” Con questo “tutti”, sostieni che chi non passi per il centro non abbia gli strumenti per fare della buona poesia o della buona critica?
«Certo che no. Come ha anche detto il nostro vice-presidente Davide Rondoni, nonché fondatore del Centro, durante la discussione avvenuta nell’Aula Pascoli del Dipartimento di Italianistica, sempre in occasione dell’ Oven: il lavoro del poeta è principalmente solitario, ma allo stesso tempo, ha bisogno di incontrarsi, confrontarsi per crescere. Il Centro è un luogo di aggregazione, è un “forno”: i poeti sono attratti da questo calore, ci inviano i loro libri, ci fanno leggere i loro testi, vogliono essere ascoltati, vogliono trovare accoglienza, diffusione. Il Centro di Poesia di Bologna è stato il primo, ora ce ne sono altri in giro per l’Italia; resta il più grande e il più affermato, questo sicuramente è un nostro punto di forza, offre una qualità di contatti, di esperienze non indifferente. Parlando in prima persona ti direi che questo dialogo è maieutico, conosco molti poeti della mia generazione che stanno creando delle opere poetiche meravigliose, significative, che cambieranno le cose. Il Centro non ha una linea politico-poetica definita, siamo inclusivi, ognuno di noi è libero di formarsi e scrivere come preferisce, ma crediamo nella serietà e nell’importanza della poesia, quindi ci diamo dentro.»
Luca Ventura