Il caso

La Corte di Giustizia Europea, con sede a Lussemburgo, oggi ha deciso che “Un cittadino dell’Unione economicamente inattivo non può chiedere di beneficiare di aiuti sociali in altro Paese UE nel quale risiede da più di tre mesi e meno di 5 anni”.

La sentenza riguarda una donna rumena che è in Germania dal 2010 (meno di 5 anni) e riceve contributi per  figli a carico per 184 euro mensili, assieme ad un anticipo su pensione alimentare di 133 euro al mese e le sono state negate le prestazioni dell’assicurazione di base (tra cui assegno sociale e partecipazione alle spese di alloggio e riscaldamento) poiché non risultava attivamente in cerca di lavoro.

I motivi della spasmodica attesa

Il verdetto era atteso in molti Stati europei ed oggi è finalmente arrivato stroncando il “turismo del welfare. Ma di cosa si tratta? Il welfare state (stato sociale) è l’insieme di tutte le misure che riducono le diseguaglianze fra le varie classi sociali attraverso un contributo, spesso proporzionale al reddito, dello Stato per: assistenza sanitaria; pubblica istruzione; indennità di disoccupazione; previdenza sociale (assistenza per invalidità, vecchiaia, malattia e infortuni sul lavoro); accesso alle risorse culturali; difesa dell’ambiente naturale.

Il turismo del welfare si verifica quando un soggetto comunitario o extracomunitario emigra in uno Stato del Vecchio Continente, percependo gli stessi contributi assistenziali dei cittadini residenti nel Paese in cui è, o dovrebbe essere, in cerca di lavoro. Questo fenomeno si verifica da anni in tutta Europa ma la la questione era esplosa a dicembre 2013 in vista delle elezioni europee e del vasto consenso nei sondaggi dei partiti populisti e anti-euro, che aveva portato il socialista Hollande a discutere misure che evitassero agli imprenditori francesi di assumere lavoratori dell’Est Europa, al posto dei Francesi, solamente perché in questo modo versavano dei contributi previdenziali irrisori nei loro Paesi d’origine. Il presidente francese era stato duramente criticato dai media perché questa idea sembrava tutt’altro che di sinistra. Anche la Germania era interessata alla sentenza visto che è il Paese europeo che ospita più cittadini provenienti dall’Africa (230.000), mentre l’inglese Cameron voleva evitare che anche i cittadini europei residenti in Inghilterra percepissero gli stessi benefits degli Inglesi qualora.

In un’altra parte della sentenza, avvenuta su sollecitazione del Tribunale di Lipsia, si legge “La Corte statuisce che la signora Dano e suo figlio non dispongono di risorse sufficienti e non possono pertanto rivendicare il diritto di soggiorno in Germania in forza della direttiva Cittadino dell’Unione”. In questo modo la Corte autorizza tutti gli stati membri dell’UE ad emanare una legge nazionale che vieti l’accesso anche di migranti europei ai welfare state nazionali. 

Le conseguenze

In termini concreti questa sentenza potrebbe far cessare le emigrazioni di persone in cerca di fortuna che hanno caratterizzato il Novecento perché se non riuscissero a trovare un’occupazione stabile entro tre mesi non potrebbero nemmeno sperare di ricevere i contributi statali minimi. Queste misure avranno fatto sicuramente la gioia della cancelliera tedesca e del premier britannico in quanto Merkel stava studiando misure per evitare ai cittadini europei di accedere allo stato sociale tedesco e Cameron voleva, secondo alcuni con una misura assurda, limitare il numero di ingressi nel Paese ai cittadini di ogni nazionalità.

Ferdinando Paciolla

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