Come ogni anno in coincidenza del periodo dei Saturnali… del Natale, siamo travolti da valanghe di polemiche circa l’opportunità o meno di festeggiare il Natale nelle scuole.

Due fazioni contrastanti e ben organizzate esprimono, non senza punzecchiarsi, la loro opinione sull’argomento; è possibile immaginare la scena come in un incontro di boxe e, preda delle allucinazioni sonore, ascoltare la voce dello speaker che annuncia: “Alla mia destra, dal peso di 95 Kg cadauno, i sostenitori della celebrazione del Natale nelle scuole” e poi sentire l’esultare della folla, impazzita per i propri beniamini. Lo speaker continua: “Alla mia sinistra, invece, dal peso di 90 kg cadauno, gli oppositori alla celebrazione del Natale nelle scuole” stavolta il pubblico rumoreggia e li accoglie con una bordata di fischi, come se fossero dei Grinch.

Anche quest’anno, ovviamente, siamo ricascati nella trappola della polemica e, forse per qualcuno, della strumentalizzazione.

Qualche settimana fa si è scritto e parlato del dirigente scolastico dell’Istituto Garofani di Rozzano, Marco Parma, che ha deciso di sostituire la festa di Natale con quella d’Inverno, facendo slittare il concerto dei bambini delle elementari da dicembre al 21 gennaio.

Questa decisione è stata in realtà presa in un consiglio d’istituto a settembre, senza grandi proteste da parte di nessuno. Nell’istituto, tuttavia, sono stati allestiti sia il classico albero di Natale, che altre decorazioni a tema, ma, nel rispetto della laicità, non c’è nessun simbolo religioso.

Il dirigente, trovatosi al centro di una bufera mediatica, si è difeso scrivendo in una circolare del 28 Novembre che «Non esistono iniziative ‘cancellate’ o ‘rinviate’. L’unico diniego che ho opposto riguarda la richiesta di due mamme che avrebbero voluto entrare a scuola nell’intervallo mensa per insegnare canti religiosi ai bambini cristiani: cosa che continuo a considerare inopportuna».

Le proteste e l’indignazione da parte del mondo politico e dell’opinione pubblica sono state più che puntuali, sembrando quasi strumentali. Sicuramente il più fomentato dalla polemica è stato il leader della Lega, Matteo Salvini, che ha dichiarato: «Se qualcuno ritiene di favorire i nostri bambini cancellando il Natale è fuori di testa», aggiungendo poi: «Ci auguriamo che tutti i genitori spieghino ai bambini che è bella la convivenza ma che il 25 dicembre rimane la festa di Natale. Sono convinto che anche ai bambini delle altre religioni faccia piacere festeggiare il Natale. E se non ci penserà il preside lo faranno le mamme e i papà». Il leader del carroccio non è stato clemente nel giudicare Marco Parma: «il preside faccia un altro mestiere nella vita». Inoltre, ha portato in regalo alla scuola un presepe e ha distribuito dei cd di canzoni natalizie.

Salvini non è stato l’unico leader politico a recarsi alla scuola di Rozzano. Infatti, l’esponente di Forza Italia, Mariastella Gelmini, si è esibita davanti la scuola, cantando la celebre “Tu scendi dalle stelle”, mentre Ignazio La Russa si è presentato con la bandiera di Fratelli d’Italia. Insomma, tutto il centrodestra si è compattato in difesa dei valori della cristianità.

Si ha l’impressione che, tra coloro che sostengono che il Natale vada festeggiato nelle scuole, ci sia qualcuno che tuteli tale festività non perché dotato di fede particolarmente forte o perché voglioso di omaggiare la divinità nella quale riserva affetto e speranze, ma più per una questione di principio. È possibile che alcune persone intendano la religione cristiana come una tradizione appartenente alla cultura italiana ed europea e che come tale debba essere rispettata e mai messa in discussione da altri gruppi culturali e religiosi. Questa lettura della situazione non gronda certo di spirito natalizio.

Tutta questa vicenda, ma anche le polemiche e le strumentalizzazioni che ogni anno si ripetono monotonamente sull’argomento in generale, sembrano ignorare un importante particolare: l’Italia è uno Stato laico, in quanto non fa propria una morale di matrice religiosa e come è scritto nel settimo articolo della nostra Costituzione: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.

La scuola, oltre ad essere  il luogo in cui si ricevono le basi dell’istruzione e quindi il luogo in cui si incomincia a costruire la propria formazione culturale, è importante perché insegna agli studenti a vivere insieme agli altri e perché insegna a rispettare e ad apprezzare le diversità. Altri dovrebbero essere gli spazi in cui predicare e diffondere la religione, ce ne sono tanti e per tutti i tipi di culto.

Alessandro Fragola

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