Napoli – Negli ultimi due giorni, tensione e aria di ribellione hanno caratterizzato il clima cittadino. Collettivi politici, sindacati, associazioni, comitati e cittadini hanno fatto fronte comune contro il comizio di Salvini alla mostra d’oltremare.
“Napoli è una città libera e rinnega un uomo che viene a fomentare odio verso gli altri esseri umani. Napoli è una città antifascista e non accetta l’arrivo di Salvini, razzista, sessista, xenofobo, leghista, antimeridionale” .
La città si è espressa da subito e da subito ha tentato di ostacolare il comizio del segretario della Lega. Dopo l’occupazione del 10 Marzo, ad opera di centinaia di attiviste e attivisti, della sala congressi della mostra d’oltremare dove si sarebbe dovuto svolgere il comizio il giorno seguente. Dopo l’iniziale notizia di recessione del contratto da parte della mostra d’oltremare con Salvini e quindi l’impossibilità di questo di svolgere il suo comizio in un luogo comunale. La situazione è andata poi oltre i confini cittadini: il ministro degli interni, Minniti, è intervenuto affinché tutto si svolgesse regolarmente nonostante la volontà cittadina e del soggetto in questione (la mostra d’oltremare appunto).
Il giorno dopo, mentre Salvini iniziava il suo comizio, migliaia e migliaia di cittadini occupavano sfilando in corteo le strade del quartiere Fuorigrotta, relegando il segretario della Lega e chi con lui chiusi e assediati all’interno della mostra d’oltremare.
“In migliaia per liberare la città da un Salvini che fino a poco fa ci chiamava zecche e che ora è venuto qui a racimolare voti, trasferendo ogni sua discriminazione sulle spalle dei migranti”.
L’aria era tesa, si avvertiva grande rabbia sociale non solo per il comizio che si stava svolgendo nel frattempo all’interno della mostra, ma anche per l’intromissione del ministero che “ha sequestrato un pezzo della città per garantire la passerella di Salvini, agendo in pieno stile dittatoriale e repressivo”. Napoli è una città ribelle, lo è dal 1943, quando da sola si liberò dai fascisti e dai nazisti. E per questo il corteo ha deciso di mandare in maniera ben evidente questo messaggio di ribellione contro tutto ciò che stava accadendo, decidendo di oltrepassare il limite concesso e arrivare fino alla mostra d’oltremare per consegnare a Salvini il “foglio di via” dalla città partenopea.
A quel punto gli scontri, fumogeni, cariche e l’idrante della polizia per far indietreggiare i manifestanti. Le cariche sono proseguite per due ore e diversi chilometri, fino a quando il corteo non ha svoltato per via Consalvo. Durante le due ore di tensione degli scontri alcuni attivisti sono stati arrestati con modalità violente. Due sono stati rilasciati la sera stessa, altri due con una conferma di fermo, aspettano nella celle della questura in via Medina il processo per direttissima che si terrà lunedì mattina. Sono Luigi, attivista dei Disoccupati 7 novembre e Carmine, attivista impegnato nel recupero dell’ex carcere Filangieri, oggi Scugnizzo Liberato, fermato con violenza, insultato, circondato e percosso da numerosi celerini quando era già a terra, immobile.
Sono stati però i manifestanti ad essere chiamati facinorosi, vandali, violenti, ma erano cittadine e cittadini che manifestavano per ribellarsi a quanto stava accadendo, che liberavano la propria città da indottrinamenti e imposizioni repressive. Soprattutto, i due arrestati sono stati usati come capri espiatori, ma i loro compagni non aspettano a rivendicare chi sono in realtà contro ogni falsa accusa di chi non sa: due cittadini impegnati nella resistenza politica dal basso e nel tentativo di costruzione di una società migliore, di cui quelli considerati socialmente ed economicamente i più deboli non siamo messi ai margini, dimenticati e sfruttati.
Soprattutto la rete Scacco Matto, impegnata nella riqualificazione dell’ ex carcere Filangieri, ora Scugnizzo Liberato, si schiera a difesa di Carmine: “Dimostriamo tutte e tutti insieme che capiamo come lo spazio che viviamo sia frutto delle lotte e dei sacrifici di chi, come nostro fratello Carmine, si mette in gioco e mette a repentaglio la propria esistenza oltre la singola attività di uno spazio”.
Domani mattina alle ore 9:00 presso piazza Garibaldi avrà inizio il corteo per arrivare al tribunale di piazzale Cenni, dove i due militanti saranno sottoposti ad un processo per direttissima: ” Chi suona sul palco del teatro come gruppo emergente, chi viene ad ascoltare i concerti allo Scugnizzo, chi si avvale degli sportelli antisfratto, sui diritti dei migranti, le cause di lavoro o la produzione culturale indipendente, chi fa skate, chi si allena nella palestra Rukeli, chi utilizza gli spazi di co-working, chi viene ad imparare gratis l’italiano, l’inglese, il francese o lo spagnolo, chi passa intere serate alla mensa solidale, chi studia nella biblioteca, chi è una o un giovane dei quartieri popolari e fa doposcuola o i corsi di ceramica, chi da studente delle belle arti utilizza gli ambienti dell’Ex-Carcere Minorile “Filangieri” per i laboratori di pittura, chi partecipa alle botteghe artigiane, chi vive la socialità degli spazi liberati, oggi può farlo solo perché c’è chi lotta e libera questi spazi. Carmine, un nostro amico, un ragazzo dello Scugnizzo Liberato, laboratorio di mutuo soccorso che offre al quartiere e alla città tante opportunità di emancipazione, è stato arrestato e malmenato mentre insieme a migliaia di persone manifestava contro il razzista (prima contro i meridionali e poi contro i migranti) Salvini. Lunedì mattina alle 9 saremo in presidio sotto il Tribunale di Napoli (Piazzale Cenni alle spalle della chiesa del Centro Direzionale), durante il processo per direttissima. Portiamo solidarietà, non ci lamentiamo senza agire!”.
Lucia Ciruzzi