“Pechino si fermi con l’espansione nel Mar Cinese Meridionale”. Gli USA esprimono la loro preoccupazione per i progetti che il gigante rosso cova per militarizzare e sfruttare economicamente una zona che è oggetto di contese tra tutti i piccoli stati limitrofi, nessuno dei quali in grado di fronteggiare né militarmente né diplomaticamente la Cina.
L’area è oggetto di tensioni da non poco tempo, ma dall’anno scorso Pechino ha alzato il tono e riproposto con maggiore fermezza le proprie rivendicazioni. I primi conflitti (fortunatamente, solo diplomatici) si sono registrati l’anno scorso con il Giappone per le isole Sensaku e con il Vietnam per le isole Paracelso. Adesso chiede l’isola Spratly, sapendo bene che gli USA non hanno alcuna intenzione di scatenare un conflitto mondiale per simili questioni.
Il progetto cinese prevede la costruzione di nove isole artificiali, future basi militari estremamente vicine a Vietnam, Taiwan, Malaysia, Filippine, Brunei. Una minaccia alla loro indipendenza, che potrebbe obbligarli ad entrare sotto l’ala protettiva (ovvero, sotto il controllo) di Pechino. Le piccole entità statali, prive di una organizzazione indipendente che possa tutelarli, si sono rivolte allo zio Sam, che ha risposto con un monito, ma non certo una minaccia: sembra essere più un atto dimostrativo che una minaccia. Lo sa bene Obama: gli Stati Uniti sono impegnati su troppi fronti, ed un nuovo gelo nelle relazioni con la Cina comporterebbe una più stretta collaborazione di quest’ultima con il nemico Putin.
Ma quanto vale il Mar Cinese Meridionale? L’operazione ha solo una funzione bellica? Se le intenzioni del gigante rosso fossero quelle di attaccare i paesi limitrofi, non avrebbe rivelato le proprie intenzioni. Nelle acque a sud-est della Cina passano merci per un valore pari a 5.300 miliardi di dollari (fonte “Il Sole 24 Ore”) e si trovano giacimenti petroliferi e di gas naturali non ancora sfruttati dall’uomo: risorse che iniziano a scarseggiare ed il cui controllo potrebbe consentire di ottenere una posizione privilegiata nei prossimi 30 anni.
Vincenzo Laudani