I giornalisti Emiliano Fittipaldi de l’Espresso e Gianluigi Nuzzi di Mediaset, autori dei libri Avarizia e Via Crucis, sono indagati nell’ambito dell’inchiesta vaticana, che prende il nome di Vatileaks, sulla fuga di documenti riservati dalla Santa Sede.
Fittipaldi, nel suo libro pubblicato da Feltrinelli, parla delle “carte che svelano ricchezza, scandali e segreti della Chiesa di Francesco”, riprendendo le parole del sottotitolo. Nuzzi, invece, racconta retroscena importanti sulle difficoltà del Pontefice di rivoluzionare la Chiesa, dovendo aver a che fare con un sistema macchiato da interessi e privilegi.
Il capo di accusa, confermato da Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, è “possibile concorso nel reato di divulgazione di notizie e documenti riservati previsto dalla Legge n.IX dello Stato Città del Vaticano”. Lo stesso Padre Lombardi dichiara che “sono all’esame degli inquirenti anche alcune altre persone che per ragioni d’ufficio potrebbero aver cooperato all’acquisizione dei documenti riservati”.
Cos’è il caso Vatileaks? Nei giorni scorsi, alla vigilia dell’uscita dei due libri, la Gendarmeria vaticana ha arrestato il Monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Chaouqui, segretaria della Commissione referente sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede, in seguito rimessa in libertà vista la sua collaborazione, per aver diffuso documenti riservati. Anche Papa Bergoglio, durante l’Angelus di domenica scorsa 8 novembre, ha parlato indirettamente ai due responsabili, dicendo: “Rubare documenti è un reato, un atto deplorevole!”
Sul caso, tuttavia, è intervenuto anche il Monsignor Nunzio Galatino, attuale segretario della CEI, che ha detto: “Il materiale reso pubblico (che avrebbe poi portato alla pubblicazione dei libri di Fittipaldi e Nuzzi, ndr) il Papa lo conosce benissimo perché è lui, sulla spinta degli incontri pre-Conclave, che ha fatto fare queste ricerche e ha intrapreso il processo di riforma” – aggiungendo – “Era desiderio anche di Benedetto XVI. Fu lui, durante una Via Crucis, a parlare di sporcizia dentro la Chiesa.”
Il giornalista de l’Espresso, commentando la notizia sul sito del suo giornale, ha scritto: “Quando il giornalismo d’inchiesta scoperchia scandali e segreti che il potere, anche quello temporale del Vaticano, vuole tenere nascosti, quel potere si difende, contrattaccando. Ma è un rischio che fa parte del mio mestiere. Io sono tranquillo, non ho nulla da temere” – e continua – “Non una riga del mio libro è stata smentita. Non conosco comunque quali siano eventuali capi di imputazione, non so se vorranno processarmi.”
In realtà è dall’era della Controriforma che non si assiste a fatti del genere. Precisamente è dal Concilio di Trento nel XVI secolo, quando il Sant’Uffizio decise di stilare il famoso Indice dei libri proibiti, un elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa Cattolica, soppresso poi solo con il Concilio Vaticano II, verso la fine degli anni ’70. Oggi il caso Vatileaks riporta la Chiesa a parecchi secoli prima.
Nessuno finora, come scrive il giornalista, ha smentito il contenuto presente nei libri di Nuzzi e Fittipaldi. E quindi, indagare due giornalisti per la sola colpa di “aver informato” i lettori diventa un chiaro omicidio della libertà di stampa. “La verità vi renderà liberi”, insegnava un uomo circa duemila anni fa. Sarà stato invano?
Andrea Palumbo