Da pochi giorni è iniziata la produzione del documentario “21 Years: Quentin Tarantino” della regista Tara Wood.
Il titolo del film fa riferimento solo ai primi ventuno anni di vita di Tarantino poiché la regista tende a sottolineare – come ha fatto precedentemente con “21 Years: Richard Linklater” – che è proprio in quell’età che si definisce la carriera di un artista.
Ma come mai la scelta di Tara Wood è ricaduta proprio sul noto regista? In un’intervista ha spiegato:
“Quentin è il più rivoluzionario, emblematico regista dei nostri tempi. Non c’è una carenza di storie da parte dei suoi collaboratori su quello che serve per portare il suo stile visionario sullo schermo. È stato un processo illuminante sia personalmente che professionalmente”.
Infatti, in “21 Years: Quentin Tarantino” non mancheranno le interviste a grandi celebrità che hanno avuto modo di lavorare con il regista: Samuel L.Jackson, John Travolta, Jamie Foxx, Eli Roth, Diane Kruger, Michael Madsen, Kerry Washington, Lucy Liu e Christoph Waltz.
Tara Wood, molto probabilmente, avrà preso in considerazione un giovane Tarantino ed il suo lavoro al Manhattan Beach Video Archives, dove tutto ha avuto inizio. Infatti, il primo film (incompleto e visibile oggi su YouTube) del regista risale al 1987: “My Best Friend’s Birthday”, scritto insieme al collega Craig Hamann.
Ricordiamo che “The Hateful Eight” – l’ultimo lavoro di Tarantino – sarà proiettato negli Stati Uniti il 25 dicembre di quest’anno ed il 4 febbraio 2016 in Italia. Si vocifera, però, che i rappresentanti delle froze dell’ordine di New York stiano boicottando la pellicola a causa delle dure parole di Tarantino pronunciate lo scorso 24 ottobre. Infatti, quest’ultimo, durante una manifestazione contro la politica di violenza adottata dalla polizia statunitense, l’avrebbe definita “assassina”. Ma Tarantino al Los Angeles Times ha dichiarato:
“Non ho mai detto che tutti i poliziotti sono assassini. Non l’ho nemmeno mai insinuato. Quello che stanno facendo è abbastanza evidente: invece di contrastare gli episodi di brutalità di cui la polizia si è resa colpevole, invece di esaminare il problema della violenza della polizia in questo Paese, stanno cercando di demonizzarmi. Mi vogliono screditare e intimidire. Vogliono chiudermi la bocca e, cosa ancora più grave, vogliono inviare un chiaro messaggio a qualsiasi altra persona importante che potrebbe sentire il bisogno di unirsi in questa lotta”.
In definitiva, si pensa che possa essere boicottato anche il documentario di Tara Wood, la quale però non si preoccupa affatto dell’accaduto e continua con il suo lavoro senza dar troppa importanza alla questione sollevata lo scorso ottobre. Intanto i fan del regista incrociano le dita nella speranza che questo documentario arrivi al più presto nelle sale cinematografiche italiane.
Ilaria Cozzolino