In occasione del terzo appuntamento della “Rassegna di autori di Napoli e dintorni” a cura del dott. Paolo Calabrò, è stato presentato “081”, il nuovo romanzo edito Homo Scrivens dello scrittore napoletano Luca Delgado. Sono intervenuti, fra gli altri, il direttore della Biblioteca Comunale di Sant’Antimo Gabriele Capone, il presidente del Centro Ozanam Antonio Gianfico e il dirigente scolastico del Liceo Laura Bassi Carlo Del Conte.
Di frasi ce ne sono tante, da quelle sentite in un film a quelle lette in un libro, in uno spot pubblicitario o in un fumetto. E tra queste diventa quasi istintivo per ognuno di noi sceglierne una, quella che più ci sta a cuore. E che difficilmente dimenticheremo. Una frase semplice, lapidaria e veloce. O uno di quegli infiniti monologhi da film adagiati su una melodia leggera, di quelli di cui comunque – purché ci sforziamo – ricorderemo solo un momento, forse una singola parola. “Le parole sono importanti!”, urlava Michele Apicella a una giornalista in Palombella Rossa di Nanni Moretti. Insomma, bisogna conoscerle e soprattutto saperne fare uso, perché qualcuno sicuramente le ascolterà o le leggerà. E le farà proprie. Il nuovo romanzo dello scrittore napoletano Luca Delgado si costruisce proprio su quest’idea, e già dal breve titolo offre una dimostrazione di quanto non solo le parole, ma anche un numero (simbolico in questo caso) possano in pochissimi istanti riportarci a un pensiero fisso, a un’etichetta nella quale siamo capaci di riconoscere addirittura delle persone.
“081” trascina il lettore in un districarsi di strade, vicoli e piazze nel centro storico di Napoli, vissuti attraverso gli occhi di un disadattato, del suo male di vivere e della napoletaneità vera e propria. Nell’atmosfera propria di un thriller/noir, di cui ci accorgiamo subito fin dall’incipit (“C’è un cadavere penzolante attaccato a una corda”), prende vita la storia di Felice, un clochard sommerso da un mondo fatto di sbornie, stati depressivi e battaglie per la quotidiana sopravvivenza, che del suo presente, prima ancora del futuro, non sa proprio cosa farsene. Il tutto finché un giorno non si imbatte in Elena, una bellissima attrice che riaccende in lui una nuova vitalità. Una nuova speranza. Felice ha dietro di sé un passato doloroso, fatto di morte e aspettative fallite: il passato di un barbone da cui spesso e volentieri vorremmo stare alla larga e per cui, cavalcando una serie di scusanti e luoghi comuni, sembra esagerato privarsi anche degli ultimi spiccioli rimasti in tasca per un po’ di elemosina.
Nella presentazione programmata ieri al Centro Ozanam di Sant’Antimo, l’autore ha così introdotto il suo libro, riflettendo sul significato di alcune parole o frasi chiave del romanzo:
“Quando diciamo ‘barbone’ mettiamo insieme persone che vengono da posti diversi, che hanno un destino diverso, che hanno probabilmente un’etnia diversa. Hanno un solo unico punto in comune, e cioè il non avere un posto dove stare. Non è motivo di vergogna, né una condanna. Ho voluto raccontare di persone che troppo spesso scompaiono dalla nostra vista, perché toccano delle corde un po’ fastidiose, un po’ scomode. Mi sono posto delle domande anche scontate, a cui però volevo rispondere: per quale motivo proviamo pietà per un animale per strada piuttosto che un essere umano? Per quale motivo abbiamo dimenticato il principio di condivisione degli spazi? Perché non abbiamo mai spicci?”.
Alle parole dell’autore, docente di lingua e letteratura inglese alle superiori, si sono poi susseguite le letture di alcuni passi del romanzo recitati da un gruppo di studenti.
“Questo libro nasce quando un po’ di tempo fa – ha continuato Delgado – quando ragionai su L’assenzio di Degas, un quadro che rappresenta un uomo e una donna seduti al tavolino di un bar con davanti un bicchiere di assenzio. Un po’ di tempo fa provai a immaginare la storia di cosa avesse portato quei due a sedersi davanti a quella bottiglia. Quello che mi piace di questo libro è che in realtà, anche se non si nota nelle pagine, vuole dire qualcosa sul futuro, sul futuro del suo personaggio principale”.
Luca Delgado è nato a Napoli nel 1979. Insegna lingua e letteratura inglese alle superiori e italiano per stranieri. È adattatore e traduttore teatrale e ha collaborato, tra gli altri, con i registi Peter Sellars, Luca De Fusco e Alfredo Arias. Già da qualche anno è il traduttore italiano del drammaturgo e regista britannico Peter Brook. Si occupa di regia teatrale e ha curato la regia di spot pubblicitari e cortometraggi. Ha pubblicato per Homo Scrivens il romanzo La Terra è blu come un’arancia (2013).
Blog dell’autore: http://lucadelgado.blogspot.it/
Nicola Puca