Giunge al termine, dopo 75 giorni di fuoco, la protesta di Occupy Central, la rivoluzione economica e politica, ma soprattutto pacifica, degli Ombrelli: quella rivolta che ha visto studenti e impiegati di Hong Kong combattere insieme per la democrazia. Arrestati i 209 manifestanti dell’ala radicale, meglio conosciuti come gli “irriducibili”, che ieri, dopo un sit-in durato diverse ore, sono stati accompagnati dalle forze dell’ordine in centrale, per poi essere rilasciati anche dopo aver rifiutato di pagare la cauzione. Tra loro alcuni dei portavoce di questa protesta: la cantante Denise Ho, il leader studentesco Alex Chow, il democratico Martin Lee e il proprietario di Apple Daily, Jimmy Lai.
Oggi le forze dell’ordine hanno rimosso le ultime barriere nell’area di Admiralty, dove si concentravano gli ultimi dissensi di Occupy Central, con una zona dedicata alle proteste politiche, l’arte di strada, l’agricoltura biologica e lo studio. Lo sgombero di questa zona, ordinato dalla magistratura di Hong Kong e preceduto da quelli di Mongkok e Causeway Bay, ha stroncato gli ultimi movimenti, aventi il progetto di «un Capo del Governo locale e un Parlamento eletti con suffragio universale, senza alcuna limitazione». Il governo centrale di Pechino dopo aver accettato di promulgare riforme elettorali che consentissero a ogni cittadino di votare indirettamente per l’elezione del Capo dell’Esecutivo, si è rifiutato di incontrare gli studenti, che lottano per una democrazia diretta.
Il governo ha come programma il lancio della seconda tappa della Consultazione Pubblica per la riforma elettorale. Per quanto riguarda i manifestanti, cercheranno di intensificare la loro disobbedienza civile, mentre i parlamentari a favore della democrazia hanno smesso di approvare le spese governative.
La portata sociale del movimento degli Ombrelli, utilizzati dai manifestanti per ripararsi dai lacrimogeni, ha risvegliato politicamente l’ex colonia britannica. Nonostante i grandi sforzi non abbiano portato a delle soluzioni reali, tutti i manifestanti parlano di «una nuova generazione politicizzata dalle proteste» che continuerà a battersi per la democrazia. Questo movimento ha rappresentato la più grande sfida all’autorità di Pechino dopo la rivolta del 1989 di Piazza Tiananmen e la sua crudele repressione.
Martina Barca