«Così non va!» gridano in coro CGIL e UIL in questa giornata di sciopero generale che ha coinvolto in 54 piazze italiane, secondo le stime degli stessi sindacati, ben il 70% dei lavoratori italiani.
L’unica organizzazione che ha voluto defilarsi è la CISL di Anna Maria Furlan, pizzicata da Susanna Camusso che a Torino ha dichiarato: «La divisione fa male al lavoro, bisogna avere il coraggio di contrapporre a chi frantuma la straordinaria storia del movimento operaio». Parole forti, quelle del Segretario generale della CGIL, che non risparmiano nessuno, men che meno il governo, oggi sotto accusa per il tanto sbandierato Jobs Act.
Jobs Act che per Renzi è uno strumento innovativo per garantire il rilancio dell’occupazione, grazie al superamento dei “tabù” che hanno caratterizzato il centrosinistra nel proprio approccio al mercato del lavoro, mentre per le sigle sindacali è soltanto un grande regalo agli imprenditori, sempre più padroni, ed un sfregio ai lavoratori, sempre più schiavi. «Una riforma è vera quando le condizioni di vita dei lavoratori migliorano: oggi le piazze sono piene di persone, che pur avendo salari tra i più bassi d’Europa, hanno rinunciato a un pezzo di questi stipendi per lottare, chiedere rispetto e cambiamento», così dichiara Maurizio Landini da Genova. «Fermiamo l’Italia per farla ripartire» gli fa eco Carmelo Barbagallo da Roma.
Le parole del segretario della CISL appaiono più che mai appropriate a descrivere il clima che oggi si respira nel nostro paese. Migliaia di studenti e lavoratori, sparsi nelle piazze italiane, oggi animano il teatro dello scontro sociale, esasperati da un governo che si rivela ogni giorno più sordo alle voci della protesta.
L’immagine più forte della giornata ce la regala Milano, dove una manifestazione di studenti si è spinta fino a piazza Duca di D’Aosta, fin davanti alla sede del Consiglio Regionale. Qui sono intervenute le forze dell’ordine che hanno caricato gli studenti, non riuscendo tuttavia ad impedire che un gruppo di questi, travestiti da Babbo Natale, riuscissero a scavalcare le recinzioni per consegnare al Governatore Roberto Maroni dei pacchi in cambio «dei tanti pacchi ricevuti dalla Regione Lombardia». Alla carica della polizia sono seguiti lanci di uova, fumogeni e lacrimogeni.
Nel frattempo a Torino violenta contrapposizione tra la polizia ed una parte di lavoratori autonomi e studenti staccatasi dal corteo di CGIL e UIL, che hanno tentato di forzare il blocco delle forze dell’ordine per raggiungere il Comune. Compiuto invano questo tentativo, i manifestanti si sono spostati verso corso Regina Margherita per attaccare il Palazzo della Regione con uova e pomodori, innescando la reazione delle forze di polizia, anch’esse colpite da oggetti di varia natura. Sempre a Torino ha avuto luogo la protesta dei pompieri, che si sono inseriti alla testa del corteo CGIL in via Po con slogan contro il governo e fumogeni colorati. I circa cento pompieri, dopo aver cantato slogan antigovernativi, hanno improvvisato un flashmob sdraiandosi per terra per alcuni minuti. «Protestiamo perché ormai non abbiamo neanche più il gasolio, oggi garantiamo solo il soccorso ma non gli altri servizi. Non ce la facciamo più. Ci siamo messi in testa al corteo perché non abbiamo paura», ha dichiarato uno dei pompieri.
Questi sono soltanto alcuni brevi scatti di questo sciopero generale, segno di una profonda rottura tra il Governo e le forze sociali, dello scontro tra la “sinistra di lotta” e la “sinistra di governo” che caratterizza il nostro paese da un po’ di tempo a questa parte. “Gauche contre gauche”, cioè “Sinistra contro sinistra”, titola l’odierna edizione del quotidiano francese Libération.
Antonio Sciuto