EBOLI (in via Sant’Antonio) – Proprio ieri, presso il “MOA “(Museum of Operation Avalance), la compagnia teatrale la Barcaccia, ha aperto le porte al pubblico, presentando “Il canto del cigno” di Anton Pavlovič Cechov
“Il canto del cigno” è un’opera autobiografica che si fonda sull’espressione degli stati d’animo e sulla ricerca della sincerità. Un atto unico del 1887 scritto dall’autore all’età di ventisei anni.
La serata si è aperta con un omaggio a Federico Garcia Lorca, il poeta delle metafore e dei sogni ritrovati, a cui è seguita l’interpretazione di tre brani del noto poeta spagnolo: “Questo è il prologo“, “Ode a Walt Whitman” e “Alla fine della sera“.
A seguire “Il canto del cigno”, la cui trama inizia narrando come, una notte Svetlovidov, al termine dello spettacolo nel quale ha interpretato Calcante, nell’opera buffa di Henri Meilhac e Ludovic Halévy “La bella Elena”, si addormenta ubriaco in camerino..
I protagonisti di questo piccolo capolavoro sono Vasilij Vasil’ič, un vecchio attore con un’importante carriera alle spalle e Nikita Ivanyč, il suo anziano suggeritore, il quale, non sapendo più dove dormire, vive all’interno del teatro. Il loro incontro inatteso sarà l’occasione per i due veterani del palcoscenico di ricordare gli anni della loro giovinezza e ripercorrere la gloriosa carriera di Svetlovidov, ormai vecchio e malato e “…con l’anima fredda e buia come una cantina”. L’attore recita infine i suoi “cavalli di battaglia” trasformandosi in Boris Godunov, Otello, Re Lear, Amleto… In una struggente e appassionata interpretazione che sembra essere il suo doloroso “canto del cigno”
Gli attori: Virgilio del Guercio (regista ed attore), Luigia Mattia ed Angela Valisena. La scenografia è stata curata da Anonimo Corporale, Mario Pastore, ed Ilario Darino, per il suono Francesco Nobile e Luigi Nobile, all’ufficio stampa Giovanna Barone; per Monochrome Com: Lorena Verrastro;
la grafica è stata curata da : Francesca Lanzara, mentre la fotografia da Tom Joad.
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Teresa Manzo