Il limite dei due mandati elettivi fu stabilito dal legislatore per evitare che una carica pubblica ed elettiva potesse costruire un impero di interessi incompatibili con il nostro sistema democratico e con le regole della stessa democrazia.

Probabilmente, a Scafati si è inteso tutt’altro.

Nella nostra città governare la res publica sta significando rafforzare il proprio potere, prescindendo dagli interessi della collettività, che sono tanti e disattesi. Negli ultimi mesi questo Sindaco-monarca è riuscito ad atrofizzare l’opinione pubblica e l’arena politica ad uno scontro non sui problemi e sulle manchevolezze della sua azione amministrativa, ma su una vicenda che interessava solo e soltanto suoi interessi di parte: provare a superare il vincolo dei due mandati.

L’immobilismo amministrativo e la paralisi del governo Aliberti II è stata mascherata con l’ossessione mai nascosta di farsi decadere entro metà mandato per tentare la terza ricandidatura, con l’escamotage più classico: un contenzioso contro l’ente che il primo cittadino rappresenta. Il Sindaco, infatti, si è fatto causa da solo, sperperando 2200 euro per difendere l’ente contro il suo stesso contenzioso. Il pretesto era la costruzione di una tettoia. Non si è fermato davanti a nulla, neppure alle leggi dello Stato, ai regolamenti e alle regole del gioco democratico, portando alla convocazione del consiglio comunale non dall’organo legittimato a farlo, il Presidente del Consiglio, ma da un consigliere di maggioranza, prefiguranti un potenziale reato di abuso d’ufficio, sul quale pare stia indagando la Procura della Repubblica.

L’accecamento del potere sta ossessionando a tal punto il Sindaco di Scafati da portarlo non soltanto a dimenticarsi della città e dei suoi problemi, tradendo la fiducia di chi lo ha democraticamente eletto nel giugno 2013, ma anche a cambiare strategia prendendosi gioco degli scafatesi e della sacralità delle istituzioni. Dopo aver ritirato il contenzioso, adesso prova, con un estremo colpo di coda, a prepararsi una mozione di sfiducia per affondare definitivamente la città, conducendola dritta al commissariamento, pur di ricandidarsi la terza volta.

Noi ci sentiamo umiliati e mortificati dall’atteggiamento dispotico di un sindaco, la più alta carica di una comunità locale, la quale dovrebbe essere eletta per migliorare la qualità della vita e la vivibilità dei proprio concittadini, non per servirsi del proprio potere per accrescerlo. Siamo pronti a scendere nelle piazze, nelle strade e nei quartieri della nostra città per spiegare ai nostri concittadini come il comportamento del primo cittadino non si discosti molto dal comportamento di Nerone durante l’incendio nell’antica Roma.

Scafati Arancione

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