I più nostalgici avranno sicuramente associato il nome Lipsia all’edizione di Coppa Uefa della stagione 1988/89, a quell’1-3 complessivo che permise agli azzurri di Diego Maradona di superare i sedicesimi di finale di quella che poi diventerà la prima (e finora l’unica) coppa vinta in campo europeo. Il RasenBallSport Leipzig non ha però nulla a che vedere con quella Lokomotiv che bazzica ormai nelle divisioni più basse del calcio tedesco. Il progetto del Lipsia nasce nel 2009 da un’idea della multinazionale austriaca Red Bull (motivo per cui molti si riferiscono erroneamente alla squadra come Red Bull Lipsia), già proprietaria all’epoca di tre club, il Salzburg, il New York e il RB Brasil. L’ascesa dei Roten Bullen nel calcio tedesco è stata più che repentina ed ha portato ad un sorprendente secondo posto in classifica nella passata stagione, alla prima stagione di Bundesliga della sua brevissima storia, ed alla conseguente qualificazione in Champions League.
Mentre l’esperienza europea è stata tutt’altro che semplice, in un girone ostico come quello di Besiktas, Porto e Monaco, in Bundesliga il Lipsia sta continuando sulla falsa riga della passata stagione, con un secondo posto sicuramente ancora conteso ma che ha smentito chi vedeva la squadra dell’est Germania come una one season wonder, destinata a crollare come ogni squadra senza una solida tradizione sportiva. Il tecnico Ralph Hasenhüttl ha disegnato per il suo Lipsia un 4-4-2 molto solido e che continua a portare grandi risultati in patria. Non un gioco spettacolare ma molto efficace, basato sul grandissimo atletismo dei suoi giocatori, con un pressing asfissiante sul portatore di palla, spesso anche con raddoppi, e che si ridisegna in un 4-3-3 non ordinatissimo in fase di non possesso che però dà modo alla difesa di riposizionarsi e che spesso costringe il pallone a tornare indietro. In fase offensiva i biancorossi si affidano spesso ai lanci dei difensori e, in linea più generica, ad uno sviluppo sulla fascia, volti a sganciare una delle due punte sulla fascia e a far salire l’esterno di centrocampo sulla linea d’attacco e liberarsi o per il cross, soprattutto sulla fascia sinistra con Poulsen e Forsberg, o al dribbling sul lato destro del campo con Timo Werner pericolo numero uno. Un gioco molto frenetico e non molto ragionato, ma che sta portando enormi risultati in una squadra così poco esperta e composta da tantissimi giovani (24,5 di età media).
Da sottolineare soprattutto il ruolo di Emil Forsberg: il numero 10 funge principalmente da raccordo tra centrocampo ed attacco ed molto spesso coinvolto nella manovra offensiva del Lipsia, venendo a giocar palla in mezzo al campo (rispetto al suo ruolo di esterno sinistro), ed essendo solitamente colui che serve l’ultimo passaggio, è anche l’unico che più si estrania dalla frenesia del gioco del Lipsia. Ciò ha permesso al 26enne svedese di raggiungere l’esorbitante cifra di 19 assist in 30 match di Bundesliga, soltanto 2 in meno di un maestro del mestiere come Kevin de Bruyne. Altro giocatore chiave del centrocampo biancorosso è il classe ’95 Naby Keïta, arrivato dalla “succursale” di Salisburgo e trasformatosi in un centrocampista “box-to-box” di livello altissimo. Corsa, dinamismo e dribbling gli hanno permesso di inserirsi al meglio negli schemi di Hasenhüttl e di diventare l’oggetto del desiderio di diverse big d’Europa, battute però dal Liverpool, nuova squadra del guineano nella prossima stagione e forse motivo principale del calo di rendimento registrato dal numero 8 in questa stagione.
Pericolo principale in area di rigore è però Timo Werner. L’attaccante classe ’96 è stato il vero e proprio trascinatore della stagione passata, con i suoi 21 gol, addirittura 15 in più rispetto alla stagione tra le fila dello Stoccarda. L’esplosione del tedesco è dovuta anche al ruolo che deve ricoprire negli schemi del Lipsia. Il numero 11 inizia la maggior parte delle sue azioni palla al piede sulla fascia, e ciò gli permette di sfruttare la sua straordinaria velocità e la sua abilità in dribbling (pregio ma anche difetto del giocatore, che spesso tiene troppo il pallone e rallenta l’azione) per arrivare alla conclusione. Quando non è in possesso, tende a tenersi pronto per un passaggio in profondità o per il cross, soluzione spesso cercata dal Lipsia e in cui Werner fa valere la sua qualità nel gioco aereo. La convocazione con la Germania (in cui conta già 10 presenze e 7 reti) è stata la ciliegina sulla torta della sua stagione. Un problema? Soffre gli stadi rumorosi: è stato costretto a chiedere il cambio durante la sfida contro il Besiktas per via dell’assordante tifo della Vodafone Arena e, per lo stesso motivo, ha saltato anche la partita del Signal Iduna Park contro il Borussia Dortmund.
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L’incrocio con la squadra più odiata di Germania (per via della mancanza di tradizione e per lo sponsor occulto Red Bull) è sicuramente uno dei più ostici che Maurizio Sarri ed i suoi uomini potevano incrociare, per qualità e per caratteristiche del gioco dei biancorossi, sempre in pressing sul portatore di palla e con un’abilità nel gioco aereo degna di nota (situazione dove il Napoli ha sofferto anche nei suoi giorni migliori). Tuttavia l’incrocio non avverrà prima di Febbraio e da qui a due mesi possono cambiare ancora molte cose, per il rientro possibile di Milik, per le possibili novità in arrivo dal calciomercato e soprattutto per una forma fisica che non sarà quella vista nelle scorse settimane. Resta da vedere se gli azzurri snobberanno o onoreranno la competizione, magari provando anche a vincerla.
Andrea Esposito
fonte immagine in evidenza: goal.com