“The imperfect circle” è il nuovo singolo di Elisa Garbo, disponibile da oggi venerdì 20 dicembre 2019. Il filo conduttore del brano è la chitarra acustica che fa da assoluta padrona. Al suono naturale del suo strumento prediletto, l’esperta chitarrista bolognese sovrappone effetti acustici artificiali creati sapientemente. Il risultato è sorprendente: la fusione di questi due elementi contrapposti trasporta l’ascoltatore tra mille suggestioni in un mondo sonoro raffinato e surreale.
Attraverso il suo inedito Elisa Garbo esprime la sua concezione personale di bellezza che, a suo parere, non è da ricercarsi nella (im)perfezione assoluta. La società odierna impone parecchi condizionamenti universalmente condivisi, dettati da canoni di bellezza tramandati o imposti. Tutto ciò che non corrisponde a criteri estetici omologati viene visto come un qualcosa di inconcepibile, e pertanto da eliminare. Spesso non ci rendiamo conto che, in realtà, sono proprio i difetti a renderci unici in tutta la nostra umanità: il bello non corrisponde all’algida perfezione ma all’armonia e alla naturalezza delle nostre imperfezioni.
Ai microfoni di Libero Pensiero News, ecco quanto rilasciato in intervista dall’eclettica chitarrista romagnola, in uscita con “The imperfect circle” per Emic Entertainment.
Ti sei avvicinata alla musica attraverso lo studio del canto per poi dedicarti alla chitarra, strumento di cui ti sei innamorata perdutamente. Come è nata questa tua passione? Cosa ti ha attratta e tutt’ora ti attrae di questo meraviglioso strumento?
«Il suono, anche se a volte credo sia stata lei a scegliermi. Ero affascinata dalla sua capacità di adattarsi a qualsiasi emozione passando dalla dolcezza infinita alla rabbia più pressante. Ho iniziato con un’acustica legandomi alla verità senza filtri del suo suono. Ho scoperto un altro aspetto di questo strumento: la sua naturalezza. Credo sia stata proprio la sua poliedricità emozionale ad attirarmi e a rendermi una chitarrista.»
Nel corso della tua carriera hai avuto modo di maturare un’esperienza live non indifferente, sia in Italia che all’estero. Quali sono le esperienze che ti hanno toccata maggiormente?
«In realtà tutte: anche quelle negative, o di cui non ero totalmente convinta, mi hanno toccata e lasciato qualcosa. Nel corso della mia carriera da chitarrista, ho appreso quello che volevo e non volevo dalla musica. Sicuramente quella che vivo come più formativa al momento è l’esperienza di “Becoming Animal”, assolo di danza contemporanea di Alice Bariselli di cui sono co-produttrice e per il quale ho scritto le musiche e la regia musicale.»
Nel tuo brano “The impefect circle” hai ancora una volta dimostrato di saper padroneggiare, in maniera impeccabile, l’utilizzo dell’effettistica: il suono genuino della chitarra acustica viene sapientemente accompagnato ad elementi sonori artificiali. A cosa è dovuta questa tua scelta stilistica?
«È stata una scelta legata ai mezzi che avevo a disposizione per poter fare tutto da sola e per potermi esprimere tramite immagini e colori. Ci sono stati momenti – durante la scrittura del brano “The imperfect circle” – in cui mi divertivo ad immaginarmi come un pittore che dipinge la sua tela. L’effettistica mi ha semplicemente aiutato a colorare le scene che mi passavano davanti agli occhi mentre componevo trasformando le note in immagini. »
Il singolo è un elogio dell’asimmetria e dell’imperfezione come generatrici di valori. Nella cosiddetta società dell’immagine, il bello viene associato alla simmetria assoluta. Essendo l’attrattiva un fattore del tutto soggettivo, non è del tutto corretto affermare che il concetto di bellezza ideale sia da ricercare nella perfezione. Che cos’è la bellezza per Elisa Garbo?
«La perfezione e la simmetria sono parametri fondamentali, ma solo se applicati ad alcuni contesti nei quali la bellezza diventa misurabile. Ci sono altre circostanze in cui, invece, tutto questo non è possibile, dove il termine di raffronto non è qualcosa di rilevabile. Stiamo parlando delle emozioni, generatrici di bellezza anche quando non sono propriamente positive. Emozionarsi è essere vivi. È quello che ancora oggi distingue l’uomo dalle macchine. Credo sia fondamentale tenere ben salda la nostra umanità. L’umanità è sì imperfetta, dolce e violenta allo stesso tempo, ma nella sua imperfezione è meravigliosa per ciò che è.»
Conseguentemente all’uscita di “The impefect circle” è previsto un tuo ritorno anche dal vivo? Quali sono i tuoi prossimi eventi/tappe?
«In realtà non mi sono mai fermata. Ho preso un paio di mesi di pausa dall’attività live per riordinare le idee e capire che strada prendere. Ci sono alcune novità all’orizzonte, ma i tempi ancora non sono maturi. Il prossimo live è comunque previsto per il 21 dicembre, col progetto acustico Echoes, un duo composto da Virginia Smith alla voce e la sottoscritta in veste di chitarrista. Insieme ci divertiamo ad arrangiare alcuni brani del trip hop/pop/dance, in una chiave non dissimile da “The imperfect circle” .»
Vincenzo Nicoletti