Il Consiglio Superiore della Magistratura ha rinnovato la bocciatura per l’assegnazione di uno dei tre posti alla Direzione Nazionale Antimafia (Dna) al magistrato palermitano Antonino Di Matteo.
Con 16 voti contrari e solo 5 a favore la corsa di Di Matteo per un posto in Dna si è bruscamente arrestata. A nulla sono servite le spinte dell’opinione pubblica e a nulla è servito l’impegno del togato Alessandro Morgigni nel riportare in pista il nome “Nino Di Matteo”; il CSM sceglie i magistrati Eugenia Pontassuglia, Marco Del Gaudio e Salvatore Dolce. Questi occuperanno i tre posti vacanti in Dna.
Una decisione che ha fatto molto discutere e che ha riportato molti agli anni in cui si cercava di “isolare” il giudice Giovanni Falcone. Il colpo non è stato assorbito non solo dall’opinione pubblica, bensì anche dal pm di Palermo Di Matteo che afferma: “Me l’aspettavo, ma sono molto amareggiato, deluso e preoccupato. Amareggiato, perché non sono stati sufficienti più di 20 anni di lavoro dedicati ai processi di mafia a Caltanissetta e a Palermo. Deluso, perché nella relazione della commissione che ha indicato gli altri colleghi non ho rintracciato nessuna censura critica al mio operato. Mi chiedo perché non sia stata valutata un’anzianità che è pari al doppio degli altri. Sono preoccupato non solo per me, ma perché questo è un altro piccolo segnale di un problema più grande“
Il problema più grande, secondo Di Matteo, è l’incapacità di scelta da parte del CSM che ha, ancora una volta, dato peso all’appartenenza correntizia.
Come biasimarlo, il CSM ha praticamente “umiliato” Di Matteo non tenendo conto dei vent’anni di servizio e di continuo impegno contro la mafia; proprio su questo il pm dice: “Nessuno ha rilevato carenze di professionalità o altri motivi. Se lo avessero fatto, forse avrei potuto accettare la decisione, così non posso consentire a nessuno di umiliare l’impegno, il sacrificio e il rischio di oltre vent’anni di carriera. Sono un uomo delle istituzioni e proprio perché ho profondo rispetto per l’istituzione Csm farò ricorso al Tar“
Guerra è annunciata. L’incapacità del CSM ha ormai stufato il magistrato che in pochi mesi si è visto addosso moltissimi tentativi di sabotaggio da parte dell’organo che dovrebbe premiarlo anziché screditarlo. Il CSM infatti con questa decisione ha allontanato la questione “Trattativa Stato-Mafia” dalle mani di Di Matteo. Ora il pm non sarà più titolato a proseguire le indagini sulla trattativa tra Stato e Cosa Nostra negli anni delle stragi, il suo impiego potrebbe essere utilizzato anche in semplici reati di abuso edilizio. Una scena raccapricciante per la legalità, screditare in tal maniera un magistrato simbolo della lotta alla mafia è un male gratuito alla giustizia, l’ennesimo in questi anni.
Ma tutto tace, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non è intervenuto sulla decisione né l’ha minimamente accennata, deludendo le aspettative e confermando la sua immagine di coniglio bianco su sfondo bianco. Alcuni sperano in una sua mossa al secondo concorso che verrà effettuato prima della sosta estiva. Proprio in questo concorso Nino Di Matteo dovrebbe essere in pole position, ma ripensandoci il pm lo è da molti concorsi a questa parte. Insomma: il CSM ha tutte le carte in regola per bocciare nuovamente la candidatura e continuare con una linea “anti-antimafia”.
Ma non è tutto finito. Molti volti noti come: Sabina Guzzanti, Marco Travaglio e Salvatore Borsellino, hanno lanciato un appello che sta raccogliendo innumerevoli consensi. Il contenuto è chiaro, chiede le dimissioni dei tre nuovi magistrati della Dna (Pontassuglia, Dolce e Del Gaudio) come gesto di solidarietà nei confronti di Di Matteo, che così potrebbe occupare il suo meritato posto nella Direzione Nazionale Antimafia. All’appello è stato aggiunto un evento su Facebook che conta circa quattromilatrecento partecipanti in pochissimi giorni.
Non ci rimane che partecipare all’evento, aderire e condividerlo sempre di più in onore di quel che è rimasto della giustizia.