In un momento di particolare tensione per la Cecenia riguardo la comunità gay (qui gli omosessuali vengono letteralmente rinchiusi in campi di concentramento, avulsi da una società rozza culturalmente e arretrata), anche nella città di Salerno nasce “il dibattito” su omosessualità e omofobia.
A far nascere la polemica è stata una locandina pubblicitaria ideata da Emanuele Avagliano, esponente del gruppo Divercity per invitare chi fosse interessato alla partecipazione di un evento LGBT al Bar Verdi di Salerno, in zona Arbostella. Nella locandina che prende spunto dal celebre dipinto “L’Ultima di cena” di Leonardo, compaiono uomini a torso nudo e fra questi alcuni si baciano. “L’ultima Cena” diventa emblema di un’ultima e vana speranza in una società ipocrita.
Numerose sono state le personalità politiche che si sono opposte ad essa, scatenando polemiche mediatiche enormi, giunte addirittura alla richiesta di annullamento dell’evento in quanto offensivo e troppo licenzioso in un imminente clima pasquale. Come ha affermato Francesco Vota: “Proprio a Pasqua, la raffigurazione offende il sentimento religioso e la dignità delle persone, sia etero che omosessuali, cristiani, cattolici, laici. Proprio noi de La Nostra Libertà non abbiamo mai fatto distinzioni sulla pelle nera, gli occhi azzurri, i capelli biondi, o le inclinazioni sessuali perché ognuno è innanzitutto una persona. Dovrebbero essere proprio gli omosessuali a sentirsi offesi dalla pretesa equazione libertà con blasfemia”.
Altre accuse provengono da Raffaele Adinolfi, esponente del Popolo della Famiglia: “Mentre è ancora caldo il sangue dei Cristiani massacrati in Egitto per mano assassina, Salerno si prepara a fare strage di rispetto e buongusto. Qualche blasfemo animatore della vita notturna giovanile ha pensato bene di organizzare un evento “L’ultima cena” per strumentalizzare le immagini e le ricorrenze sacre. Una serata che ha come immagine di richiamo una scena in cui si ritrae Gesù Cristo in un’ultima cena gay. A noi del Popolo della Famiglia sembra che le immagini siano offensive. Sarebbe bello se proprietari e gestori annullassero la serata”.
Può sembrare un tantino eccessivo paragonare una scelta pubblicitaria alle vittime cristiane in Egitto o additare i gay come licenziosi giovanotti che animano la vita notturna del Capoluogo, forse per avere un quarto d’ora di spiccia rilevanza mediatica o politica.
Il giorno 11 aprile 2017, Il comitato territoriale Arcigay Salerno “Marcella di Folco” ha pubblicato un Comunicato Stampa in cui ha commentato la vicenda. Ecco alcune delle parole più significative per sintetizzare l’accaduto: “La comunicazione in oggetto ci è sembrata più provocatoria che blasfema e fermo restando anche il rispetto per la sensibilità e il gusto estetico di ciascuno, eventuali contrarietà non possono trasformarsi in minacce di manifestazioni evidentemente votate allo scontro come il sit-in che è stato paventato dal Popolo della famiglia in occasione della stessa serata”.
A quanto pare, gli esponenti politici che hanno preso parte a questa diatriba, hanno chiaramente confuso la diversità lessicale e ideologica che separano la parola blasfemia dalla parola provocazione non essendo capace di cogliere un palese messaggio pubblicitario tra le righe. In ogni caso, appare inaccettabile offendere la sensibilità e la libertà individuale delle persone; bisognerebbe sentirsi liberi di vivere la propria libertà sessuale.
Nicoletta Crescenzo