Non sarà una prima volta, per Gianni Lettieri, alle prossime elezioni comunali a Napoli: specialmente con De Magistris e il PD il confronto non è inedito, bensì una riedizione di quello ormai vecchio 5 anni.
Allora la corsa dell’imprenditore napoletano finì al ballottaggio, perso contro il sindaco uscente, intanto appoggiato anche da quelle forze di centrosinistra che avevano già perso per strada la candidatura mai troppo convinta di Mario Morcone. De Magistris allora rappresentava il nuovo che avanzava, la contrapposizione a quella che già nel 2011 cominciava ad essere identificata come “vecchia politica”: il composto, compassato Lettieri cedeva il passo alla cravatta annodata in fronte, all’“amma scassà”, alla rottamazione dell’inefficiente classe politica cittadina promessa dall’ex magistrato fattosi sindaco. Linguaggi e modi espressivi che oggi appartengono ad altre storie e ad altri movimenti, con e senza cinque stelle.
“Denis, ti prego, convinci Berlusconi a non venire a Napoli a chiudere la mia campagna elettorale”. La Stampa rivelava, il 30 maggio del 2011, l’appello rivolto a Verdini (allora coordinatore del PDL) da uno sconsolato Lettieri: l’eccessiva vicinanza del Capo poteva compromettere ogni residua chance di vittoria. Berlusconi infatti a quel tempo era agli sgoccioli del suo quarto e ultimo governo: era l’epoca degli scandali, dell’inizio del crollo di un impero che sarebbe stato certificato dalle dimissioni di novembre. Il candidato sindaco temeva che lo tsunami berlusconiano l’avrebbe sepolto e in effetti così fu, nonostante il sorprendente ballottaggio raggiunto addirittura in testa (43,09% contro 27,52% di De Magistris). Che l’affare propostogli da Berlusconi e dalla “vecchia politica” si sarebbe rivelato infruttuoso, Lettieri l’aveva fiutato.
Del resto, è stato proprio il fiuto (per il business) a segnare la parabola dell’imprenditore nato a Napoli, quartiere Duchessa: il giornalista Antonio Polito, nella prefazione del libro “L’imprenditore scugnizzo”, autobiografia del candidato sindaco pubblicata nel 2014, ha definito Lettieri come <<un uomo che, per quanto questo sia possibile in Italia, si è fatto da solo>>. Non a torto, se si considera che il giovane Gianni fu scugnizzo, prima di diventare in pochi anni un imprenditore di fama mondiale nel settore tessile. Quando poi si è valentereso conto che i tessuti non erano più un buon affare, ha diversificato: l’Atitech, una delle eccellenze dell’industria aeronautica italiana, oggi è sua. Dal 2004 al Dicembre 2010 è stato Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Napoli: pare che Berlusconi rimase folgorato dal suo eloquio durante una riunione della Confindustria di Napoli e che in quell’occasione gli propose l’ingresso in politica. In mezzo, trovano posto una Laurea Honoris Causa in Amministrazione e Legislazione d’Impresa, conferitagli nel gennaio del 2011 dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Napoli “Parthenope”, ma anche qualche incidente di percorso, come la vicenda giudiziaria che condivise, anni fa, con Vincenzo De Luca, per una storia di trasferimenti di attività imprenditoriali da Fratte a Salerno: si ipotizzarono a carico di entrambi accuse di truffa e falso, ma la vicenda si concluse con un’assoluzione con formula piena, perché “il fatto non sussiste”.
Come con le sue aziende, anche in politica Lettieri ha diversificato parecchio, dal 2011 a oggi: da navigato imprenditore tessile, durante i 5 anni di opposizione in Consiglio Comunale ha cambiato radicalmente la stoffa con cui spera di cucirsi addosso la fascia tricolore. Oggi la lista “Lettieri sindaco” porta solo il suo nome e così Gianni non rischia più che arrivi Berlusconi a chiudergli la campagna elettorale: la ditta è tutta sua. Si è messo in proprio, di nuovo.
Lo sforzo di avvicinare l’elettorato è testimoniato dalle parole d’ordine della sua campagna elettorale: slogan semplici, brevi, efficaci, in grado di essere ricordati facilmente nel chiuso dell’urna. “Stavota Lettieri” e “#aprigliocchinapoli” compaiono sempre in calce alle promesse elettorali che campeggiano sui manifesti pubblicitari in giro per la città: l’uso del dialetto, il ricordare al cittadino che l’altra “vota” non ce l’ha fatta pur sempre per un pelo, i temi della sicurezza, della legalità, degli ammortizzatori sociali nella città con uno dei più alti tassi di disoccupazione, non solo d’Italia. La polizia locale h24, i 600 euro per 48 mesi ai “capifamiglia” ultracinquantenni che hanno perso il lavoro, la “Banca per il microcredito a vocazione territoriale” che aiuti finanziariamente i commercianti e le startup: questi sono i cavalli di battaglia. Il mondo della piccola impresa, poi, è al centro del programma: alla riunione della Confcommercio cittadina Lettieri ha ricordato pochi giorni fa che, solo nel 2015, a Napoli hanno chiuso oltre mille esercizi commerciali, serve una svolta.
Nel rapporto col territorio, dal particolare al generale, il punto fermo è il dialogo col cittadino. In questa direzione va anche la promessa di una sorta di consultazione di mid term, per tastare il polso all’elettorato e capire se è il caso di continuare o meno. Un’ipotesi di revoca popolare indiretta del mandato? Proposta elettorale o (quasi) plebiscito personale, eventualmente si vedrà.
Per quanti buoni propositi si possano avanzare, vanno però fatti i conti con gli avversari. La concorrenza politica sfodera armi affilate: la dialettica “esagerata” di De Magistris, l’apparato renziano su cui conta la Valente. Eppure, Lettieri è lì a giocarsela: secondo un sondaggio recentemente pubblicato da Il Mattino, il sindaco uscente sarebbe sempre in testa col 35,5% delle preferenze, ma avrebbe perso ben 3,6 punti percentuali, con il candidato imprenditore che ne avrebbe, al contrario, guadagnati 5,7, per un totale di 25. La Valente chiude il terzetto dei favoriti della vigilia col 21%. Il confronto dialettico tra Lettieri e De Magistris infuria: diversi i punti d’attrito roventi tra i due, tra cui uno dei più gravi e recenti è quello relativo alla gestione della questione Bagnoli e all’assenza del sindaco dalle riunioni della cabina di regia. In un’intervista al Giornale, lunedì Lettieri ha accusato l’ex magistrato di aver <<mantenuto in questi anni un registro insopportabilmente populista e dannoso per Napoli e i suoi interessi>>, pur riconoscendogli il valore simbolico di alcune battaglie, come quelle sull’acqua pubblica. Altra polemica è divampata in questi giorni sulla presunta violazione della par condicio commessa da de Magistris. Secondo Lettieri, il sindaco starebbe utilizzando i terminali di Videometrò, all’interno della Linea 1 della metropolitana di Napoli, per trasmettere messaggi di propaganda elettorale: per questo l’imprenditore ha presentato un esposto in prefettura.
Tuttavia, per battere (soprattutto) De Magistris serve la forza di un consenso diffuso: Lettieri ha annunciato che saranno tra le 13 e le 15 le liste, in maggioranza civiche, a proprio sostegno, promettendo di controllare scrupolosamente chi sale sul carrozzone e riservandosi anche di far scendere qualche “indesiderabile”. C’è persino da incassare una velata simpatia di Renzi, che tempo fa ha visitato l’Atitech e al quale Lettieri oggi, dalle pagine del Mattino, consiglia di appoggiarlo attraverso il PD all’eventuale ballottaggio, cui è sicuro di arrivare. In questo quadro, tuttavia, saranno sempre ben accetti i voti del centrodestra, da Forza Italia a Fratelli d’Italia, con cui si sta trovando un’intesa.
Intanto, c’è anche il rischio di perdere qualche pezzo. Italia Unica, il movimento fondato da Corrado Passera, ha annunciato giorni fa di ritirare l’appoggio a Lettieri: <<su Gianni Lettieri abbiamo dovuto ricrederci – afferma Lelio Alfonso, coordinatore nazionale – e lo diciamo con sincero dispiacere (…). Avuta conferma di un veto espresso da altra forza politica sul ruolo di capolista della nostra Alessandra (Caldoro, che Italia Unica aveva richiesto fosse a capo di una delle liste a sostegno di Lettieri, ndr), noi ci tiriamo fuori>>. Di ieri è invece la notizia che la lista “DC” sarà presumibilmente esclusa dalle schede elettorali a causa di documenti non in regola. Grande incertezza anche nelle municipalità: solo nella I (Posillipo-Chiaia) ci si aspettava che saltassero sette liste, tra cui quella degli alleati di Lettieri “I Pensionati”.
Anche la burocrazia delle liste elettorali conferma dunque un vecchio detto che dovrebbe essere caro a Lettieri, considerata la sua storia personale: se vuoi una cosa fatta bene, falla da solo.
Ludovico Maremonti